Folia Theologica et Canonica 7. 29/21 (2018)
Recensions
RECENSIONS 327 tarsi al Diritto canonico, non come strumento di potere o di mortificazione della liberta dei figli di Dio, ma invece come ciö ehe puö contribuire a vivere nella verita e quindi pienamente la libertä che Dio ci ha data. L'opera di Errázuriz é uno significativo contributo ad uscire da una visione normativista/positivista dei Diritto canonico, ed a maturare nel nostro vivere quotidiano la dimensione ecclesiale, rendendosi conto ehe 1’unico vero problema non é quello di avere o non avere norme giuridiche, ma solo quello di avere buone norme giuridiche, norme giuste ehe riconoscano il suum di Dio, della Chiesa e dell’altro. Un concreto aiuto, quindi, a maturare un atteggiamento di fronte la normatíva ecclesiastica che ricerca ed accoglie le ragioni dell’obbedienza alie leggi (ratio legis) e non si arresta alia materiale loro esecuzione, scoprendo ehe bisogna obbedire, per esempio, a quanto é contenuto nei canoni dei Codici dei 1983 e dei 1990, non perché é li scritto, ma proprio perché é vero, giusto e buono ehe é stato scritto nei Codici ed esige di essere accolto e realizzato. Riguardo il rapporto Diritto-forza e la loro relazione con 1’obbedienza, scriveva cinicamente Rousseau che: “Il piü forte non é mai abbastanza forte da essere sempre il padrone se non trasforma la sua forza in diritto e l’obbedienza in dovere25 26. Il positivismo giuridico sembra aver respirato a pieni polmoni quest'area o meglio “ventata” illuministica, finendo, paradossalmente, a non sostenere le ragioni della forza dei diritto, ma piuttosto quelle del diritto della forza di chi detiene il potere, quel potere che, specialmente oggi, ha multiformi modi di venir esercitato, alcuni dei quali non appariscenti, ma non per questo menő pericolosi, come quello dei mass madia“. Ragioni che sempre piü si sono trasformate in irriflesse convinzioni da parte di chi, anche nella Chiesa, é chiamato a svolgere il servizio di govemare27. 25 Rousseau, J-J., 11 contratto sociale (trad. it. di R. Gatti), Milano 2005. 59. 26 Cf Cotta, S., Perché la violenza? Una interpretazione filosofica, L’Aquila 1978. 90-98. 27 Al riguardo sottolineava acutamente Benedetto XVI: “Il successo puö essere anche una seduzione e cost puö aprire la strada alia contraffazione del diritto, alia distruzione della giustizia. ‘Togli il diritto - e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di brigand?’ ha sentenziato una volta sant’Agostino. fDe civitate Dei IV, 4, l]. Női tedeschi sappiamo per nostra esperienza ehe queste parole non sono un vuoto spauracchio. Női abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, cos! ehe lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto - era diventato una banda di brigand molto ben organizzata, ehe poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio. Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiusdzia é e rimane il compito fondamentale del politico. In un momento storico in cui l’uomo ha acquistato un potere tinóra inimmaginabile, questo compito diventa particolarmente urgente. L’uomo é in grado di distruggere il mondo. Puö manipolare se stesso. Puö, per cost dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall’essere uomini. Come riconosciamo ehe cosa é giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il verő diritto e il diritto solo apparente? La richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alia quale l’uomo politico e la politica si trovano anche oggi”, Benedetto XVI, Discorso al Reichstag).