Folia Theologica et Canonica 6. 28/20 (2017)

RECENSIONS

RECENSIONS 257 vitale, anche nella Chiesa, di quel iustum che non è altro che il riconoscimento del piano creatore di Dio e della sua traduzione nel diritto umano. Bruno Esposito, O.P. Biffi, G., Lettere a una carmelitana scalza (1960-2013) [a cura di Ghini, E., Prefazione di Caffarra, C., Postfazione di Zuppi, M. M.], Edizioni ITACA. Castel Bolognese 2017, pp. 302. L’ 11 luglio 2015 concludeva il suo lungo e profìcuo pellegrinaggio terreno il Card. Giacomo Bifh, Arcivescovo emerito di Bologna, noto per i suoi scritti in ambito soprattutto teologico e catechetico, per le sue omelie, sempre brevi, ma allo stesso tempo dense e grafhanti, delle quali i primi uditori erano coloro che non erano proprio in sintonia con lui, ma che in ogni caso gli riconoscevano una profonda preparazione, coerenza ed onestà intellettuale. Chi ha conosciuto personalmente il Card. Bifh, come il sottoscritto che è stato da lui ordinato dia­cono ed ha continuato questo legame in vari modi lungo gli anni, conservando­ne ricordi indelebili, ovvero attraverso i suoi scritti ed i suoi interventi pubblici, ha potuto sempre verificare il suo sincero amore per Cristo, il centro di tutto e di ognuno, e per la sua sposa, la Chiesa (che per questo pretendeva si scrivesse sempre con la maiuscola), chiamata a continuare nello spazio e nel tempo la missione salvifica affidata dal Padre al Figlio. A proposito del mio rapporto personale, mi permetto di condividere un episodio che ad oggi mi rimane in­spiegabile ed allo stesso tempo manifesta Fimprevedibilità del Card. Bifh. Egli che faceva “(...) fatica ad andare anche a S. Giovanni in Persiceto” (lettera del 14-VII-1997, p. 214. Da ora in poi indicheremo, salvo eccezione, solo la data della lettera) accettò, con sorpresa di tutti, l’invito che il Rettore della Pontihcia Università San Tommaso d’Aquino in Roma (Angelicum), gli fece avere mio tramite, di presiedere la celebrazione Eucaristica nel giorno della Festa di San Tommaso (28 gennaio 1996). NeH’omelia che tenne, in soli nove minuti riuscì a tratteggiare la hgura del vero teologo alla luce del grande Dottore Angelico. Mettendo in risalto le virtù che deve possedere ed evidenziando i vizi dai quali deve tenersi lontano colui che è chiamato ad annunciare con sapienza il proget­to salvihco di Dio: "Noi non abbiamo bisogno di annunciatori della parola che cambino il Vangelo con la scusa di adattarlo al nostro tempo, ma di annunciato- ri che tentino ogni giorno, magari riuscendoci poco, di cambiare se stessi per essere un giorno più conformi al Vangelo che non cambia”. Quindi, la sua pre­occupazione era di rimanere fedele alla Verità che è Cristo, senza se e senza ma, sforzandosi sempre di annunciarla con Carità (cf Ef 4, 15), nel suo ministe­ro pastorale ed in modo tutto particolare attraverso i suoi innumerevoli scritti, quasi sempre pungenti ed ironici, da uomo di cultura non comune, e di Chiesa,

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