Folia Theologica et Canonica, Supplementum (2016)

Péter Erdő, La questione della lingua dei fedeli nella costituzione 9 del Concilio Lateranense IV alla luce dei commenti dei canonisti

LA QUESTIONE DELLA LINGUA DEI FEDELI NELLA COSTITUZIONE 25 comunità di un certo rito54. Si tiene presente però anche la possibilità che il pas­tore venga da un altro ambiente. In tal caso egli deve adattarsi e cercare di pro­cedere in conformità delle capacità e delle usanze della gente55. 3. La sìntesi di Giovanni d'Andrea Giovanni d’Andrea poi, riassumendo i pensieri dei canonisti più antichi, nella sua Commentaria Novella, nel Casus introduttivo al capitolo commentato dis­tingue quattro elementi importanti del testo: 1. Dove il popolo della città ha lingue diverse, il vescovo deve prendere cura dei fedeli nominando per loro delle persone idonee per officiare, per celebrare la liturgia e per amministrare i sacramenti. Il vescovo locale può nominare anche dei vicari per tali comunità. 2. È vietato comunque che una diocesi abbia diversi vescovi diocesani propri. 3. Se per tale funzione l’urgente necessità la richiede, il vescovo diocesano può nominare per se un presule cattolico come vicario per tali gruppi. 4. Se qual­cuno (vescovo esterno, ecc.) si usurpa tali funzioni, sarà severamente punito56. Riguardo le lingue, l’autore spiegando la rispettiva frase parla di greci, latini, herminii (armeni?) e loro simili, o di Citramontani ed Ultramontani, che vivono “(...) come dicono nelle diocesi di Trento e di Verona”57 *. Più tardi il Panor­mitano elenca degli esempi concreti del bilinguismo aH’intemo della stessa città. “Accade infatti spesso - scrive - che ci sono nella stessa città greci e lati­ni come a Costantinopoli o in molte parti nella Calabria. Oppure italiani e tedeschi come nella città di Trento. O francesi e tedeschi come a Metz”5*. 54 Enrico da Susa (Hostiensis), Commentaria ad X 1.31.14 v. Conformem: ed. Venetiis 1581 (repr. Torino 1965), I. fol. 165v. n. 4 (“sicut parochiani Graeci sunt, ita et ipse Graecus sit, et ipsorum ritus servet”). 55 Ibidem n. 5 (“Nota ergo hic, quod quilibet debet se conformare quantum potest et decet illorum moribus, inter quos conversatur xli. di. quisquis [D. 41. c. 1] et capacitati eorum quos decet viii. quaestio i. oportet [C. 8 q. 1 c. 12] et intelligentiae eorum, quibus praedicat xliii. di. sit rector. [D. 43 c. I ] et c. in mandatis. [D. 43 c. 2] et in summa, magni sibi faciunt provinciales et honori­ficum reputant, si eorum consuetudines observentur et commendentur, ut patet ff. de of. procon. si in aliquam [Dig. 1.16.7]”). 56 Giovanni D’Andrea (Ioannes Andreae), In Primum Decretalium Librum Novella Commen­taria ad X 1.31.14 Casus: ed. Venetiis 1612, fol. 255rb. 57 Ibidem ad X 1.31.14 v. Linguarum: ed. Venetiis 1612, fol. 255rb (“Ut Graeci et Latini, de tempo, ordì, cum secundum [X 1.11.91, vel Herminii, et his similes, vel Citramontani et Ultra- montani, ut fertur in dioecesi Veronen/si/ et Tridentina. Et est simile de decimis, in aliquibus [X 3.30.321”). s* Niccolò Tedeschi (Panormitanus), Commentaria in Decretales ad X 1.31.14 v. Prohibemus, n. 2: ed. Venetiis 1570.1/2, fol. 154vb (“f...] in eadem civitate sunt Graeci et Latini ut in civitate Constantinopolitana, et in multis locis Calabriae. Item Italici et Teutonici, ut in civitate Triden­tina. Item Gallici et Teutonici, ut in civitate Meten”.).

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