Folia Theologica et Canonica 5. 27/19 (2016)

SACRA THEOLOGIA - Krisztián Vincze, L’io di fronte all’Assoluto - Lo spirito dell ’uomo tra disperazione e Dio

72 KRISZTIÁN VINCZE Anti-Climacus distingue tre tipi di disperazione. La prima versione della dis­perazione significa che l’uomo vuole raggiungere un’autonomia totale, l'uomo vuole creare se stesso esclusivamente dalla propria forza! La seconda versione della disperazione si incarna nelle persone che non accettano la grazia divina e che pensano che le loro mancanze e i loro vizi non possono essere guariti. La terza versione della disperazione infine è la ribellione totale dell’uomo contro Dio in quanto fuomo ripudia la sua dipendenza da Dio e rifiuta la sua propria fatticità.33 Sylvia Walsh usa un ragruppamento duplice riguardo alle varie for­me della disperazione. Secondo lei nella visione kierkegaardiana disperato è colui che non vuole essere se stesso; dal’altro lato è disperato colui che vuole essere se stesso indipedentemente da Dio! In ambedue raggruppamenti è carat­teristico lo sconvolgimento degli elementi (finito-infinito, necessità-possibilità, temporale-eterno) della sintesi, visto che gli elementi possono essere estrema­­mente enfatizzate o possono essere totalmente negligati, esclusi.'4 C’è poi un altro aspetto della distinzione: ci sono i disperati consapevoli della propria dis­perazione e ci sono quelli che non sono consapevoli della propria situazione. La prima versione della disperazione è più severa e si chiama peccato.35 Ciò no­nostante la disperazione consapevole è nello stesso tempo il possibile inizio dell’appropriazione del proprio io, il germoglio dell’appropriazione del sé autentico, quindi è il punto di partenza della sfera etica. Dopo avere ponderato tutto questo, dopo avere visto la concezione kierke­gaardiana dello spirito umano, resta ancora una domanda importante: Perché è la sfera etica soltanto una sfera provvisoria nel processo dell’appropriazione dell’io personale, perché è necessario di avanzare nella sfera religiosa per poter diventare spirito? La risposta di Isabella Adinolfi per noi è questa: L’esteta è un disperato, “non nutre speranza alcuna né per sé né per l’altro. La speranza dell’uomo etico è una speranza che ignora la potenza del peccato, la speranza del cristiano, che nasce dalla carità, è la paradossale attesa che, pure non igno­rando quanto sia profonda la corruzione degli uomini, spera per l’altro e per sé la possibiltà del bene!”36 « Ibid. 248. 34 “Anti-Climacus identifies despair as a misrelation to oneself and to God that results from a per­son's unwillingness to become a self, which can be achieved only by a relation to God, who es­tablished the self. (...) despair is a universal sickness of humankind that manifests itself in two basic forms, namely despair in weakness in not willing to be oneself and despair in defiance in willing to be oneself independently of God. Despair is analysed first of all in terms of disparity that occurs between the factors that make up the synthesis of the self when one factor is empha­sized to the neglect of the other.” Walsh, S., Kierkegaard’s Theology, 302. 35 “(...) the gradual intensification of despair in the movement from unconscious despair to increa­singly higher levels of conscious despair. Conscious despair is further intensified and identified as sin by virtue of existing before God or with the conception of God as the qualitative criterion and goal of the self by which it gains an infinite reality as a ‘theological self’ or self before God.” Ibid. 36 Adinolfi, I„ Il cerchio spezzato, 206.

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