Folia Theologica et Canonica 5. 27/19 (2016)
SACRA THEOLOGIA - Péter Erdő, Come puó credere un intellettuale dei nostri giorni alla divinitá di Gesú Cristo?
12 PÉTER CARD. ERDŐ I mass media sono pieni di speculazioni, di visioni poetiche, di ragionamenti più o meno scientifici sull’ipotesi dell’esistenza di altre culture, di altri esseri intellettuali nel cosmo. Come può presentarsi, quale può essere un’altra civiltà extraterrestre? E soprattutto: come possiamo metterci in contatto con questi esseri intelligenti? Oppure: siamo già in contatto con loro? Che cosa potrebbe portarci un tale incontro? Un arricchimento, oppure un grandissimo pericolo? In modo quasi disperato, l’umanità sta mandando dei segnali radiofonici nel cosmo, per cercare il contatto con altri esseri intellettuali. Ma che cosa devono contenere questi messaggi? In quale linguaggio devono essere formulati peressere compresi? I punti interrogativi sono tanti. E parliamo ancora soltanto di possibile contatto tra diverse creature intelligenti all’interno di questo mondo, non parliamo ancora degli angeli, e non parliamo ancora della possibilità di un nostro contatto personale con Dio. È Lui, incomparabilmente più intelligente di noi, che trova, che deve trovare il modo di entrare in dialogo con noi. Dio può e vuole parlare all'uomo. Ma la possibilità più grande e completa di arrivare a un tale contatto con i nostri sensi e con la nostra ragione, è di parlare a noi in modo umano, presentarsi a noi come vero uomo e vero Dio. Per questo, che nel Prologo del Vangelo di S. Giovanni si parla del Verbo, della Parola di Dio che esisteva da sempre, che era Dio. e che si è fatto carne, perché quelli che lo accolgono, abbiano “potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Se l’uomo di oggi pone seriamente la questione dell’esistenza di Dio assoluto, trascendente e personale, deve indagare anche sulla possibilità della comunicazione fra Dio e l'uomo. Da una parte, il dogma cristologico di Calcedonia ha gettato per sempre le basi del ragionamento cristiano sulla persona di Gesù Cristo. Nella definizione del simbolo di fede di Calcedonia infatti, si dice: “Seguendo i Santi Padri, all’unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, di anima razionale e di corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l’umanità”4. Dall’altra parte, proprio la teologia nella seconda metà del XX secolo ribadisce la ricerca sulla persona di Gesù storico5. È stato Benedetto XVI che nella sua grande sintesi su Gesù di Nazaret ha dimostrato con forza convincente che il Cristo della fede e il Gesù storico sono la stessa persona e che il motivo della fede in Cristo come Figlio di Dio, come vero uomo e vero Dio proviene storicamente dal comportamento, dall'insegnamento, in fin dei conti dall’autocomprensione di Gesù stesso. Quindi, non c’è 4 Denzinger, H. - Hünermann, P., Enchiridion symbolorum, nr. 301. 5 Cf. Schilson, A., Christologie, III/3, in Lexikon für Theologie und Kirche, Freiburg-Basel- Wien 1993-2001' [20061II. 1171.