Folia Theologica et Canonica 4. 26/18 (2015)

IUS CANONICUM - Nicolás Alvarez de las Asturias, 11 Codice di Diritto Canonico di 1983: sua storia e nella storia (Considerationi al margine sulla quaestio del contributo del Diritto Canonico alla vita della Chiesa)

246 NICOLÁS ÁLVAREZ DE LAS ASTURIAS può essere rintracciata in Gabriel Le Bras, che divide la storia in età, epoche e periodi, secondo la maggiore o minore discontinuità introdotta dagli eventi che hanno motivato il cambiamento17 18. Così, lo storico francese ipotizza tre grandi età nel diritto canonico: quella antica, quella classica e quella nuova. Di questa teoria, ignoriamo l’opinione che riguarda il luogo del nuovo codi­ce, poiché il libro è stato pubblicato qualche decennio prima; vi sono, infatti due, possibilità: o considerarlo in continuità con il precedente e, quindi, parte dell’età nuova, semmai introducendo un nuovo periodo, oppure, al contrario, considerarlo l'iniziatore di una nuova età. Logicamente, questa seconda opzio­ne dipende in gran parte dalla considerazione che si ha del Concilio Vaticano II ed anche, dell’evoluzione del diritto canonico dopo la promulgazione del nuo­vo codice. Per parte mia, poco più di un anno fa, ho sostenuto in questa stessa sede, la mia convinzione che il codice di 1983 (piuttosto il Vaticano II), abbia introdot­to in una nuova età della storia del diritto canonico1*. Non vorrei ribadire ora i motivi allora esposti, ma piuttosto approfondire il binomio che caratterizza l'inizio di ogni età nella storia del diritto canonico: gli elementi di novità, che non devono essere minimizzati (altrimenti si starebbe parlando di cambiamenti soltanto di epoca o di periodo, sempre secondo Le Bras), e le continuità fonda- mentali, che permettono di parlare di uno sviluppo di uno stesso soggetto (la Chiesa, il diritto canonico). Per questo approfondimento, vorrei ricorrere a san Giovanni Paolo II e servirmi di due immagini da lui utilizzate, che aprono ad ampie prospettive di riflessione. La prima immagine è quella della “traduzione”. Il Legislatore la utilizza nel­la stessa Costituzione Apostolica con cui promulga il nuovo codice. Questo co­dice, secondo le sue parole, sarebbe stato “come un grande sforzo di tradurre in linguaggio canonistico questa stessa dottrina, cioè la ecclesiologia conciliare”. Nella stessa Costituzione si fa esplicito riferimento alla dottrina contenuta nella Lumen Gentium e nella Gaudium et Spes. Le grandi novità del nuovo codice vengono presentate appunto come risulta­to di questo sforzo di traduzione: “Fra gli elementi che caratterizzano l’immagine vera e genuina della Chiesa, dobbia­mo mettere in rilievo soprattutto questi: la dottrina, secondo la quale la Chiesa viene presentata come il popolo di Dio e l’autorità gerarchica viene proposta come servizio (cf. Lumen Gentium, 2.3); la dottrina per cui la Chiesa è vista come «comunione», 17 Vid. Le Bras, G„ La Chiesa del diritto. Introduzione allo studio delle istituzioni ecclesiastiche, Bologna 1976. 176. 18 Cf. Àlvarez de las Asturias, N., Las dos codificaciones canónicas y su lugar en la história, in Folia Theologica et Canonica II (24/16) [2013] 159-176.

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