Folia Theologica et Canonica 4. 26/18 (2015)

IUS CANONICUM - Bruno Esposito, O.P., La fede come requisito per la validitá del matrimonio sacramentale?

172 BRUNO ESPOSITO, O.P. sensibile evoluzione nell’interpretazione dell’espressione stessa presso i teolo­gi ed i canonisti24. Ad oggi non è dunque possibile con certezza propendere per la sufficienza dell’intenzione sacramentale esterna di porre il mero rito così co­me lo fa la Chiesa, o per la necessità dell’intenzione interna di celebrare un rito sacramentale con volontà almeno implicita di ottenere quegli effetti che inten­de la Chiesa25 26: l'intenzione sacramentale interna così come richiesta tanto dagli autori tridentini quanto da quelli postridentini. non è tesi cattolica più di quella teorizzante l’intenzione esterna. Nel matrimonio, per le difficoltà adombrate, per la sovrapposizione della fi­gura del ministro con quella del suscipiente, e per il fatto che il sacramento sia un istituto preesistente la Redenzione, occorre spostare completamente la pro­spettiva di analisi. 1. Il periodo postconciliare: dottrina, Commissione Teologica Intemazionale, Familiáris consortio Nel periodo postconciliare ci pare di rinvenire gli spunti del dibattito che oggi, per l’ennesima volta, si riapre. Furono diversamente interpretati alcuni incisi della Costituzione Sacrosanctum Concilium26 che parevano indurre alla consi­24 “Dici potest id quod moderni defensores intentionis internae postulant, quoad rem idem esse, cum eo, quod priores defensores intentionis externae postulabant. Non raro defensores moderni intentionis internae dicunt, sicuti priores defensores intentionis externae: non requiritur intendo faciendi quod ecclesia intendit, sed quod ecclesia facit; facit autem ritum sacrum [...]. Hodie in­tendo externa intelligitur ea, quae pro obiecto habet solum ipsum ritum externum, quin nulla alia intentio requiratur; intentio interna pro obiecto habet ritum sacrum, quern ecclesia, fideles sacrum habent” (Lennerz, H., De sacramentis novae legis in genere, Romae 1950. 96, 97, n. 155). Per la distinzione tra intenzione sacramentale matrimoniale interna ed esterna, e l’analisi storica del dibattito relativo si veda Rambaldì, G„ L’oggetto dell'intenzione sacramentale nei teologi dei secoli XVI e XVII, Romae 1944. “Gesù Cristo ha elevato il Matrimonio a dignità di sacramento, perciò ogni contratto matrimo­niale, concluso tra cristiani, ha carattere sacramentale, è un sacramento vero e proprio. Contrat­to matrimoniale e sacramento del Matrimonio sono logicamente distinti, ma realmente identici. Se si volesse stringere soltanto il contratto matrimoniale senza ricevere il sacramento che Cristo vi ha unito, l’unione sarebbe invalida. Questo è quanto hanno dichiarato ufficialmente i Papi Pio IX e Leone XIII [Pio XI] contro i tentativi moderni di separare il sacramento dal contratto” B artmann, B., Teologia dogmatica (a cura di Bussi, N.). III. Alba 1957. 376. 25 “Sacramentum conficiunt turn fideles, qui ignorant se ministros esse sacramenti, turn haeretici, qui non credunt matrimonium esse sacramentum. Ratio est, quia ad sacramentum valide confi- ciendum sufficit intentio saltern implicita faciendi quod facit Ecclesia” (Cappello, F., Tracta- tus, 36, n. 32). 26 “Fidem non solum supponunt, sed verbis et rebus etiam alunt, roborant, exprimunt; quare sacra­menta (idei dicuntur” (SC n. 59); cf anche: Baudot, D., L’inséparabilité entre contrat et sacre­ment de mariage. La discussion après le Concile Vatican II, Roma 1987. Mingardi, M., L'es­clusione della dignità sacramentale dal consenso matrimoniale nella dottrina e giurisprudenza

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