Folia Theologica et Canonica 4. 26/18 (2015)
IUS CANONICUM - Bruno Esposito, O.P., La fede come requisito per la validitá del matrimonio sacramentale?
164 BRUNO ESPOSITO, O.P. dizio compie una funzione dichiarativa di quanto è iscritto nella realtà: non ha statuto di azione pastorale quella che pretende di costituire quanto nella realtà non c’è”* 3. Questo significa che ogni soluzione dovrà essere nel rispetto della verità, la sola che permetterà di dare una soddisfacente risposta anche a livello pastorale. 2. Importanza di contestualizzare l’argomento in oggetto, in quella “Nuova Evangelizzazione” nella quale tutta la Chiesa deve sentirsi impegnata4. Questo significa rifare il tessuto cristiano della società umana, ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono nelle diverse nazioni5. Quindi, un dato di fatto è che oggi non è più possibile dare per scontata una concezione del matrimonio: eterosessuale, unico, indissolubile, aperto alla vita. Anche tra i cattolici è diffusa l'idea che ci si sposa e si sta inpiuttosto misero, questo, se rapportato al significato della fede in ordine alla formazione della volontà matrimoniale così come ne ha parlato Papa Francesco. Bisogna ammettere, d’altronde, che sino a oggi la canonistica ha misconosciuto questo problema. Già negli anni Settanta del secolo scorso, nella teologia scientifica, canonistica inclusa - perlomeno nell’ambito linguistico germanofono - ebbe luogo un acceso dibattito intorno al ruolo, giudicato insufficiente, della fede in ordine al realizzarsi del matrimonio sacramentale. E tuttavia una soluzione soddisfacente di questo problema non è così facile da trovare, come qualcuno potrebbe immaginare, tanto meno se si volesse utilizzare la senza dubbio diffusissima e insufficiente comprensione di fede del carattere sacramentale del matrimonio come ulteriore leva per ottenere sentenze di nullità da parte dei tribunali ecclesiastici. Nel quadro del passato Sinodo dei vescovi e di quello che è alle porte, balza in ogni caso agli occhi come le domande tendano maggiormente a individuare vie d’uscita, più o meno indolori, da un matrimonio fallito che non a vedere cosa la fede possa dire a noi e al mondo riguardo a una concezione secolaris- ta del matrimonio priva ormai di orientamento (W. Aymans, Uniti nel nome di Dio, in L’Osservatore Romano [lO-VI-2015‘1 7: il corsivo è nostro). 3 Saluto del Card. Burke ai Santo Padre nell’Udienza alla Plenaria del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, in L’Osservatore Romano (9-XI-2013) 8. 4 A nessuno sfugge come la nuova evangelizzazione implichi l’inculturazione della fede nella certezza che è la fede cattolica che salva le altre culture nel loro incontrarsi e confrontarsi e non viceversa. Ora, la questione dell’ inculturazione della fede cattolica è potremmo dire fisiologica, in quanto fa parte della sua stessa ragion d’essere ed interessa in modo essenziale la fondazione e la missione affidata da Cristo alla Sua Chiesa (cf Mt 16, 18; ed in modo particolare 28, 19-20: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”). Dai brani citati, come del resto da tutto il N. T., emerge chiaramente che l’evangelizzazione delle persone e delle culture è una esigenza intrinseca della stessa fede cristiana. Essa comporta la coscienza di dover annunciare e proporre di osservare alle persone ed alle culture quanto comandato da Cristo per la salvezza. Al riguardo conservano la loro forza le seguenti parole di san Giovanni Paolo II: “La sintesi tra cultura e fede non è solo un’esigenza della cultura, ma anche della fede (...) Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta” Discorso ai partecipanti al Congresso Nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale, in Insegnamenti 5/1(1982) 131. 5 Cf Ioannes Paulus II, Adh. Ap. post syn. Christifideles laici de vocatione et missione Laico- rum in Ecclesia et in mundo (30 dec. 1989): AAS 81(1989) 466-468, n. 39.