Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)

RECENSIONS

RECENSIONS 271 Tra le fonti troviamo la Lumen gentium 45, la Perfectae caritatis le 19, la Ad gentes 18, Ylnstructio de accomodata renovatione institutionis ad vitám religiosam ducendam (6 ian. 1969), di cui l’introduzione è sorta dai punti 43-45 della a Lumen gentium 43-45. La normativa Notae directivaepro mutuis relationibus inter episcopos et religiosos in Ecclesia (14 mai. 1978) punti 9c e 51, che fa riferimento al punto della Lumen gentium 7, 12,43 e 45, nonché della Perfectae caritatis 19. Esse si basano sulla tipologia della Perfectae caritatis. In base ai ricordi di Padre Policarpo Francesco Zakar O.Cist. [f2012] (24 maggio 2007), sappiamo che il cardinale Julius Döpfner T [fi 976] 11 novembre 1964, ha definito il punto cardine della tipologia della vita consacrata in base alla comunità di vita contem­plativa e attiva e quindi i vari raggruppamenti e gli istituti. E noto che della ques­tione si è occupato anche Achille Liénart [f 1973] - il cardinale di Lille - che ha cercato di classificare le comunità mediante le attività apostoliche. Il cardinal Ildebrando Antoniutti [|1974], invece, ha cercato di determinare le caratteris­tiche principali di queste categorie nella compilazione dello Schema al Concilio. Da questo è nato Tll marzo 1965 la triplice divisione nella diversificazione della forma di vita contemplativa da quella apostolica o altrimenti detta vita atti­va dalle istituzioni monastiche e dagli ordini mendicanti. Due altri modelli sono stati citati nel testo ovvero la vita religiosa laicale e gli istituti secolari. Márta Balog presenta in modo esegetico e viene illustrata con numerosi esempi il Can. 605 in relazione ai principi fondamentali del Can. 17 e del Can. 19, oltre l’interpretazione della Santa Sede. La base dell’esegesi viene fatta illustrando il significato preciso delle fonti del Concilio Vaticano II, nonché l’effetto pratico nei vari paesi nella formazione di un nuovo istituto di vita con­sacrata. Questo viene riprodotto in modo ampio, sopratutto per quanto riguarda il territorio francofono. Si ritiene molto importante e ciò viene anche delineato nella dissertazione mediante un’analisi approfondita delineando il quadro giuridico di molteplici comunità, che prima erano delle associazioni di fedeli private e in seguito sono diventate pubbliche (diocesane o nazionali). Questo richiede il confronto esatto tra le categorie del Codice Pio-Benedettino e il nuovo Codice di Diritto Canonico, ovvero tutto il capitolo riguardante il De ter- tiis Ordinibus saecularibus e il De confratemitaibus et piis unionibus alla cui base ci sono ad esempio le costituzioni di Papa Clemente Vili, Papa Clemente XII e Papa Leone XIII. Naturalmente, mi sembra importante menzionare anche le fonti a diversi livelli pubblicate dopo il CIC, in particolare dopo la riforma della Curia e quindi in modo dettagliato la prassi della Curia Romana, nonché il Pastor Bonus e il Regolamento generale della Curia Romana. L’ultima riga del Can. 19 si riferisce esplicitamente alla lacuna di legge e al modo di sentire comune e costante dei giuristi. Questo avviene in modo concor­datario sulla base di opinioni e interpretazioni fatti su un panorama di diversi autori che presentano il Can 605 (Andrés Domingo CMF; Jean Beyer SJ;

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