Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)

RECENSIONS

268 RECENSIONS cristologico di Calcedonia. La posizione cristologica di Pázmány viene analiz­zata confrontandola di continuo con le opinioni del Dottore Angelico, Duns Scoto, nonché dei teologi della sua epoca, tra i quali Suarez aveva esercitato l’influenza più decisiva su Pázmány. L’autore sottolinea le tre caratteristiche in cui si affaccia la relativa originalità del gesuita di Graz: le sue osservazioni critiche nei confronti della teoria soteriologica sulla soddisfazione, la sua ipote­si sulla possibilità di interpretare in un certo senso l’incarnazione come cambia­mento e infine la sua insistenza sul primato assoluto di Cristo che determina anche la risposta sulla questione concernente il motivo dell’incarnazione. L’autore mette in rilievo che Pázmány cercava una via di mezzo tra la posizione tomista e scotista. Egli si schierava fondamentalmente dalla parte della dottrina di San Tommaso, per la quale, secondo il Vangelo, lo scopo effet­tivo dell’incarnazione è la nostra redenzione, ma integrando in qualche forma modificata anche certi elementi delle considerazioni di Duns Scoto come face­va lo stesso Suarez. Come risultato, formula la sua tesi secondo cui lo scopo immediato e primordiale dell’incarnazione è la redenzione dell’uomo pecca­tore, però il termine ulteriore e finale è Cristo stesso, cioè la ricapitolazione di tutto in Cristo, Capo della Chiesa e della creazione intera. Sembra essere con­vincente l’opinione dell’autore secondo cui certe incoerenze nel confronto delle posizioni tomiste e scotiste nel trattato De Incarnatione Verbi si devono al fatto che mentre il giovane Pázmány persisteva ancora più fermamente nel parere di San Tommaso, più tardi, da prelato poteva seguire già più liberamente la posizione di Scoto e Suarez. L’attestano le sue postille scritte posteriormente al trattato che sono state inserite nell’edizione completa senza contradistinguer­la dal resto del testo. Ë stimolante vedere i sottili argomenti teologici di Páz­mány messi in risalto dall’analisi di Ferenc Szabó. Ë specialmente interessante il riferimento di Pázmány alla constatazione del concilio di Trento, cioè che lo scopo, la causa finale della nostra giustificazione è, oltre la vita eterna, la glori­ficazione di Dio e di Cristo. Ferenc Szabó dimostra molto giustamente negli „excursus” e nel capitolo ultimo, valutativo e riassuntivo, quanto vicino sia questo modo di vedere alla visione cristologica di Sant’Ambrogio ed a quella della tradizione teologica greca, e come anticipi la prospettiva della cristologia cattolica rinnovata nel ventesimo secolo di P. T. de Chardin, K. Rahner e G. Martelet. La monografia è tanto più preziosa in quanto non interpreta l’opi­nione cristologica di Pázmány soltanto confrontandola con le posizioni prece­denti e coeve, ma la valuta anche alla luce dello sviluppo posteriore e del rinno­vamento del ventesimo secolo. Visto che durante gli anni trascorsi a Graz il giovane professore gesuita non aveva la possibilità di commentare la parte soteriologica della Summa theologìae, l’autore analizza la posizione di Páz­mány riguardo alle questioni della redenzione in base alla Guida (Hodegus). Pázmány cercava in questa sua opera di confutare l’accusa dei protestanti se­condo cui i papisti professerebbero l’autogiustificazione e cosi, in fine dei

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