Folia Theologica et Canonica 2. 24/16 (2013)

IUS CANONICUM - Forteenth International Conference «Questioni sul tema della provisione canonica degli uffici ecclesiastici» 11th February 2013 Velasio De Paolis, C. S., Il Codice del 1983 ultimo documento del Vaticano II

228 VELASIO DE PAOLIS, C.S. codice era una esigenza intrinseca allo stesso codice de 1917, però vi era anche un’altra ragione e forse principale: “Attamen alia quoque responsio est, eademque praecipua: scilicet reformati Iuris Canonici prorsus poscit atque expetit videbatur ab ipso Concilio, quod in Ecclesiam maximopere considera- tionem suam converterat”". Vengono evidenziati motivi ed aspetti specifici di collegamento tra Codice e Vaticano IL Esso però è intimamente legato al Concilio Vaticano II per diverse ragioni, le quali permettono di definirlo l'ulti­mo documento del Vaticano II. Nella mente del Papa il Concilio era concepito come l’evento pentecostale che avrebbe dovuto portare un soffio di vita nuova, non tanto dal punto di vista dottrinale, quanto piuttosto dal punto di vista pas­torale e di presentazione rinnovata dell’immagine della Chiesa, che avrebbe dovuto riflettersi poi nella vita e nella disciplina dei fedeli. Il nesso tra Concilio e revisione del Codice è stretto, al punto che il codice vigente non può essere compreso senza il Concilio Vaticano II. E’ un atto pri- maziale, ma realizzato nella collegialità, quanto al sistema di lavoro. Si pone la domanda che cosa sia un codice nella Chiesa. La risposta è nella storia stessa della Chiesa, a partire dal Vecchio Testamento. Esso pertanto non è per prendere il posto della grazia, dei carismi e della carità, ma proprio per il loro servizio. Esso è necessario per la Chiesa e risponde pienamente alla sua natura. La novità del Codice attuale sta nel fatto del suo legame con il Concilio. “Quinimmo affirmari licet inde edam proficisci notam Ulani, qua Codex habe­tur veluti complementum magisterii a Concilio Vaticano II propositi, peculiari modo quod attinet ad duas Constitutiones, dogmaticam nempe atque pastora- lem. — Hinc sequitur, ut fundamentális illa ratio novitatis, quae, a traditione legifera Ecclesiae numquam discedens, reperitur in Concilio Vaticano II prae- sertim quod spectat ad eius ecclesiologicam doctrinam, efftciat edam rationem novitatis in novo Codice. - Ex dementis autem, quae veram ac propriam Ecclesiae imaginem exprimant, haec sunt praecipue recensendo: doctrina qua Ecclesia ut Populus Dei (cf. Const. Lumen gentium, 2) et auctoritas hierarchi- ca ud servitium proponitur (ibid, 3); doctrina praeterea quae Ecclesiam ud communionem ostendit ac proinde mutuas statuii necessitudines quae inter Ecclesiam pardcularem et universalem, atque inter collegialitatem ac prima- tum intercedere debent; item doctrina qua omnia membra Populi Dei, modo sibi proprio, triplex Christi munus participant, sacerdotale scilicet prophe- ticum atque regale, cui doctrinae ea etiam adnectitur, quae respicit officia ac iura chrisdfidelium, ac nominatila laicorum, Studium denìque ab Ecclesia in oecumenismum impendendum”,12 Tutto in linea con il principio della fedeltà nella novità e della novità nella fedeltà: fidelitatis in novitate et novitatis in fidelitate. 11 Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges qua codex iuris canonici recognitus promul­gatur (25 ian. 1983): AAS 75 (1983/11) vii-xiv, vii-viii. 12 Cost.Ap. Sacrae disciplinae leges (cfr. nt. 8) xii.

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