Folia Theologica et Canonica 1. 23/15 (2012)
SACRA THEOLOGIA - János Székely, “Apri ai gentili la Porta Delia Fede Una panoramica generale sullafede nella Sacra Schrittura. Terminológia e messaggi
122 JANOS SZÉKELY ed. H. Vorgrimler. Freiburg 1964. IL 287-305). Platone - ad esempio - si pone la domanda, da dove ci sono nello spirito umano quei concetti perfetti, limpidi (il concetto per es. della linea diritta, ma sopratutto il concetto del buono), se nel mondo non incontriamo mai queste realtà in modo puro, perfetto. La sua risposta è, ehe l’anima, prima di essere nel corpo, ha visto nella Divinità le idee, che sono fonte della realtà materiale, hnito. Quando nel mondo (nella cavema) vediamo qualcosa, allora ricodriamo quello, ehe abbiamo visto, e costatiamo la similitudine e anche la differenza. Per questo Platone chiama i concetti perfetti dell uomo idee (iôéa), ehe significa: le cose viste (dal verbo iSeîv - vedere; P laton, Resp VII 514a-51b). Con altre parole la domanda di Platone è questo. Perché l'uomo sperimenta tutte le cose del mondo corne realtà limitata, finita? L’uomo non dice mai, ehe non potrebbe essere più felice, che le cose non potrebbero essere più armoniose attomo a lui. Se l’umo è sincero a se stesso, allora non dice mai, ehe la sofferen- za e la morte dei suoi cari e la propria sofferenza e morte sarebbero naturali. Nel profondo del nostro essere ci rivoltiamo contro di esso. Perché è cosï? Perché non basta all’uomo questo mondo? Perché sperimentiamo questo mondo, come una realtà finita, insufficente? Ciö è cosî solamente perché l’uomo sperimenta qualcosa, ehe trascende questo mondo, qualcosa di infinito. Se non ci fosse niente al di fuori di questo mondo, allora per l'uomo il mondo sarebbe sufficente, Punica realtà pensabile, sperimentato. Possiamo sperimentare questo mondo corne una realtà finita, insufficente solo perché abbiamo una intuizio- ne, una esperienza su quella Realtà ehe trascende il mondo, sull’Infinito, e para- gonando ad Esso diciamo, ehe questo mondo é finito, limitato. La fede è la visione, P esperienza della realtà trascendentale, infinito. La perce- zione della fine, dei senso ultimo delPesistenza umana, della Fonte della realtà. Come il Santo Padre, Benedetto XVI. spesso afferma, le parti nella vita umana (cioè Peconomia, la scienza, la legislazione) potranno trovare il loro giusto posto soltanto, se l’uomo di nuovo potrà vedere il senso, lo scopo di tutta la sua esistenza. La fede è una visione di questa totalità, la fede è rapporta con il Mistere che è all’origine delle culture, della vita dell'uomo. “Ben presto ci si è resi conto del deserto interiore che nasce là dove l’uomo, volendosi unico artefice della propria natura e del proprio destino, si trova privo di cio che costituisce il fondamento di tutte le cose” (Benedetto XVI., Ubicumque et semper). IIP “Credettero nel Signore e in Mosè, suo servo” (Es 14,31) rpy ntëbni rnrrn irrçNn Vorrei menzionare solo brevemente l’esperienza fondante della fede d’Israele. La descrizione dell'uscita dall’Egitto, del passaggio del mare allude con molti tratti alla creazione (per es. Dio squarcia le aeque e appare la terra secca -