Folia Canonica 13-14. (2010-2011)

STUDIES - Card. Péter Erdő: I presupposti giuridici della costruzione delle chiese: il permesso del vescovo

176 CARD. PÉTER ERDŐ cenni non dedicando una ricerca più dettagliata all’argomento. Solitamente esse studiano con maggior attenzione i problemi liturgici ed artistici riguardanti le chiese. Questi aspetti possono comunque costituire déllé condizioni per la con­cessione del permesso previo da parte del vescovo. 2. Premesse storiche I primi cristiani come raccontato dagli Atti degli Apostoli ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane in casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore2. I cristiani hanno partecipato dunque alia preghiera pubblica dei tempio di Gerusalemme, ma l’Eucaristia essendo il loro atto sacro e mistero più proprio è stata celebrata all’inizio presso case private. II tempio di Gerusalemme dei resto funzionava come luogo di culto pubblico e ufHciale. Esso fu costruito e ripetutamente rinnovato dai re e dai capi dei popo- lo. Öltre alle “alture” menzionate — anche se spesso con accenti negativi — nel- la Bibbia esistevano anche altri luoghi per il culto dei Dio di Israele. Alcuni di essi — come il tempio costruito in Egitto a Leontopoli (s. II a. C.) — erano con­siderati come luoghi di culto scismatici. Già all’epoca apostolica, i cristiani individuavano certi luoghi, dove esercita- vano il loro culto e specialmente dove celebravano l’Eucaristia, e si radunavano appositamente per questo scopo3. Questi luoghi — anche se 1’edificio era di pro- prietà privata — venivano distinti dalle semplici abitazioni private. Il motivo del­la differenza era proprio il fatto ehe quei luoghi erano destinati al raduno (uffi- ciale) delfassemblea4 *. Le prime tracce di edifici speciali destinati al culto cristiano sono conosciute dal III secolo. Dalla prima metà del IV secolo, la costruzione di chiese cristiane riprende con nuovo dinamismo3. Questo non significa naturalmente che i vescovi prima non abbiano avuto il loro ruolo nella determinazione dei luogo dei culto. Già Sant’Ignazio di Antiochia ribadisce nella sua lettera alla comunità di Smime: “senza il vescovo non fate nulla di cio ehe è connesso con la chiesa, ritenete per eucaristia valida quella ehe viene celebrata dal vescovo o dal suo in- caricato6”. II ruolo dei vescovi quale successori degli apostoli nella celebrazione della liturgia e nella direzione della chiesa locale era anche terminologicamente abbastanza chiaro già ai tempi delle prime generazioni cristiane. Esiste quindi 2 Atti 2,46; cf. ibid. 5,12. 3 ICor 11,20—22 („Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la ce­na del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e cosi uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente?”). 4 Cf. F. X. Wernz, Ius Decretalium, III/2, Romae 21908, 79, nr. 429. s Cf. É. Ruzsiczky - L. Vanyó - I. Diós - Sz. A. Szuromi, Templom, in Magyar Katolikus Lexikon XIII., I. Diós (dir.), Budapest 2008, 825. 6 Smym. VIII, 1.

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