Folia Canonica 12. (2009)

STUDIES - Luis Okulik: Significato e limiti della definizione di Chiesa sui iuris

74 LUIS OKULIK Un passo successivo e cruciale fu compiuto dal Coetus mixtus de lege Ecclesiae fundamentali, integrato da membri delle commissioni per la revisione sia dei di- ritto latino sia dei diritto orientale31. Nello schema della Lex Ecclesiae funda­mentalis (LEF) si adoperava 1’espressione “Ecclesiae particulares” per designare le diocesi, per cui era opinione comune ehe il termine “ritus” dovesse essere riesaminato. Risultava peraltro difficile applicare alie Chiese orientali 1’espres- sione “Ecclesiae peculiares”, come faceva il can. 2 del progetto della LEF32. Questo can. 2 delineava molto chiaramente l’autonomia che è propria delle Chiese sui iuris, affermando ehe: “Variae Ecclesiae particulares in plures coni- unguntur coetus organice constitutos, quorum quidem praecipui sunt Ecclesiae peculiares secundum ritum, disciplinam atque propriam, infra supremam Ecc­lesiae auctoritatem, hierarchicam ordinationem praesertim inter se distinctae, videlicet Ecclesia latina et variae Ecclesiae orientales aliaeque quae suprema Ecclesiae auctoritate, constituuntur; quae omnes, salva quidem fidei unitate et unica divina constitutione Ecclesiae universae, propria gaudent disciplina, pro­prio liturgico usu atque proprio theologico spiritualique patrimonio”33. La decisione di scindere la nozione di “ritus” da quella di “Ecclesia particu­laris” fu presa dalla Commissione per la revisione dei diritto canonico orientale, la quale accordé anche che questi termini non fossero più usati come equiva­lents Percio, la nozione di “ritus” doveva conservare il senso di Orientalium Ecclesiarum 3, indicando pertanto un patrimonio liturgico, disciplinare, teologi- co e spirituale; invece, la nozione di “Ecclesia particularis” doveva essere usata nel senso di Lumen gentium e di Christus Dominus, indicando, quindi, un raggru- pamento di fedeli congiunto a norma di diritto dalla gerarchia, “quem uti sui iuris agnoscit Romanus Pontifex vel Oecumenica Synodus”34 35. Tuttavia, la Commissione chiamava ancora le Chiese orientali “Ecclesiae particulares”, al tempo che cercava un’altra espressione per designare le eparchie o diocesi. A questo proposito George Nedungatt approfondi la questione in un saggio pubblicato nel numero 2 di Nuntia, nel quale prendeva spunto dalTantica e dif­fusa tradizione scolastica latina per distinguere gli ambiti di uso di un termine. Segnalava cosi tre ambiti: suppositio universalis, suppositio particularis e suppositio singularis. Questo schema poteva cosi racchiudere la struttura organizzativa delle Chiese orientali, indicando con chiarezza i diversi ambiti ecclesiali. Questa proposta, perô, non fu accolta, perché il progetto di LEF, ehe era già in una fase avanzata di redazione, usava il termine “Ecclesia particularis” nel senso di Lumen gentium e di Christus Dominus, cioè, per indicare una Chiesa particolare e non un ragruppamento di esse, come sarebbe il caso delle Chiese orientali33. 31 Cfr. Communicationes 1974, n. 1, 59-60; Nuntia 1, 19. 32 Cfr. Communicationes 1976, n. 1, 80-81. 33 Ibid. 34 Nuntia 3, 45, can. 1. 35 Cfr. Communicationes 1976, n. 2, 82, 105-109.

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