Folia Canonica 12. (2009)

STUDIES - Georges Ruyssen: Forme istituzionali di collaborazione interrituale, ieri ed oggi

118 GEORGES RUYSSEN Medio Oriente. Come Marco Brogi, siamo quindi convinti dell’utilità delle as­semblée interrituali, anche se queste strutture si sono sviluppate assai lenta- mente e ehe forse non hanno ancora raggiunto la loro piena maturità. Brogi in­dica come maggiore ostacolo alla coordinazione dell’azione delle varie Chiese sui iuris, la necessità di dover prendere in conto il patrimonio proprio, l’auto- nomia e la struttura particolare di ognuna di queste Chiese73. Indichiamo anche un’altra linea di sviluppo delle assemblée interrituali. Con la mobilità crescente e l’emigrazione un numero sempre maggiore di fedeli delle varie Chiese sui iuris vive in altre parti del mondo (Europa, Stati Uniti, Canada, Australia, ecc.) gli uni accanto agli altri o accanto ai latini. Per poter preservare la loro identità, il loro patrimonio liturgico, spirituale, teologico, disciplinare nonché la loro propria struttura ecclesiale e gerarchica e allô stesso tempo per promuovere l’unità di azione con i gerarchi delle altre Chiese, bisognerebbe sviluppare delle assemblée interrituali, là dove varie Chiese sui iuris sono presenti74. La mera presenza nelle conferenze episcopali da parte dei gerarchi orientali con giurisdizione nelle “regioni occidentali” non basta. In ge­nerale la loro partecipazione è limitata a degli inviti e al voto consultativo, al- meno ehe gli statuti della conferenza episcopale non stabiliscano diversamente (c. 450/CIC §1)75. Come indicato niente impedisce ai gerarchi latini di riferirsi al c. 322/CCEO e di favorire un’assemblea interrituale. Dopo 40 anni risuonano ancora attualissime le parole di Mgr Edelby: « Plus les hiérarchies savent collaborer, plus les Eglises orientales ont des chances de se développer. Plus elles restent isolées, plus elles risquent d’être dépassées. Collaborer : voilà, pour les Eglises orientales, l’avenir. »76 73 « Although the usefulness of these assemblies is beyond doubt, the serious problems they in­volve have caused this institute to take shape only very slowly; perhaps it is has not yet reached full maturity. The most important of these problems is the necessity of respecting in the coordination of the action of the prelates of various Churches sui iuris, the legitimate autonomy of each of them, as well as the particular structure of each”; M. Brogi, Assemblies of Hierarchs of Several Churches sui iuris (c. 322), in G. Nedungatt (ed.) A Cuide to the Eastern Code (Kanonika 10), Roma 2002, 251. Si veda anche M. Brogi, Characteristics of the Eparchial Structure in the New Law for the Oriental Churches, in C. Gallagher (ed.), The Code of Canons of the Oriental Churches, an Introduction, Rome 1991, 66. 74 Per l’elenco delle 10 gerarchie orientali cattoliche stabilite negli Stati Uniti e Canada che vi esercitano la giurisdizione, si veda: KucHERA, The Juridical (nt. 60), 179-181; Annuario Pontificio 2010, 1116 c 1114-1115. 75 « [I gerarchi orientali] si trovano, nel mondo occidentale, in continua difficoltà, di fronte a due esigenze cosi spesso contrapposte, dovendo da un lato favorire l’inserimcnto dei loro fedeli, ehe costituiscono dclle minoranze, nel cattolicesimo locale, e dall’altro lato, difendere il patrimonio della loro Chiesa”; Brogi, Sinodi patriarcali (nt. 26), 265. 76 Cfr. supra nota n° 31.

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