Folia Canonica 11. (2008)

PROCEEDINGS OF TENTH INTERNATIONAL CONFERENCE. "Questioni attuali intorno al Battesimo" Budapest, 4th February 2008 - Agostino Montan, "Formule teologiche": Variabilita e limiti nella dottrina e diritto sacramentale

204 AGOSTINO MONTAN 8.3 — A proposito di due formule. La formula «ministri di un grado inferiore» (LG 29) applicata ai diaconi, è equivoca e non dice molto. L’intenzione del concilio è affermare che i diaconi non appartengono solo al sacerdozio comune dei fedeli, ma sono membri del corpo dei ministri sacri, senza tuttavia possedere la dignità del sacerdote sacrificatore. In questo senso, essi occupano il terzo pos­to nella gerarchia, come suggerisce il concilio di Trento con l’enumerazione: vescovi, sacerdoti, ministri (il termine ministro riguarda soprattutto i diaconi). Se si guarda alie origini dei ministero pastorale, si constata ehe questi ‘gradi’ nascono entro un quadro di figure ministeriali ehe erano diverse anche secon- do la diversità déllé Chiese. L’altra formula, «non per il sacerdozio, ma per il ministero» (LG 29), è ripresa dagli Statuta Ecclesiae antiqua 92 (Galba, circa anno 475): «Quando viene ordinato un diacono, solo il vescovo ehe lo benedice, imponga la mano sul suo capo, poiché viene consacrato non al sacerdozio (non ad sacerdotium), ma al mi­nistero (sed ad ministerium)» (C. Munier, CChL, 148, 181). L’affermazione si trova nella Traditio Apostolica 8 (composta verso il 215): «Nell’ordinare un dia­cono solo il vescovo imponga le mani, per il motivo ehe [il diacono] non è or­dinato al sacerdozio [non ad sacerdotium (come i vescovi e i presbiteri: n.d.r.)], ma al servizio del vescovo [sed ad ministerium episcopi], per eseguire quanto sarà da lui comandato». Nella Traditio Apostolica il ‘ministero’ viene precisato come ‘servizio al ministero dei Vescovo’: quindi come ‘ministero di un altro minis­tero’. Secondo la commissione dottrinale dei concibo Vaticano II le parole degb Statuta Ecclesiae antiqua riportate dalla Lumen gentium, «(...) significano ehe i diaconi sono ordinati non per offrire il Corpo e il Sangue dei Signore, ma per il servizio della carità nella Chiesa». E’ una esegesi chiara, ma un po’ sbrigativa. In pratica si vuole rinviare ai compiti ministeriali del diacono (ai suoi ‘poteri’). Va ancora notato che il concibo Vaticano II dà aba formula degb Statuta Ecclesiae antiqua [non ad sacerdotium, sed ad ministerium] un significato più ampio di quebo originale: l’accento è posto sul servizio dei popolo di Dio. In verita questo significato fondamentale era già stato affermato da Ignazio di Antiochia, ehe chiamava i diaconi «ministri deba Chiesa di Dio», ammonendo che per questo motivo erano obbligati a piacere a tutti (Lettem alla Chiesa di Tralli, 2,3). Öltre che come ausibario del vescovo, nel corso dei secob il diacono è stato considerato al servizio anche del popolo di Dio, soprattutto della Chiesa parti- colare neb’unità con il suo capo, il vescovo, e neba carità fraterna. La vocazione ecclesiale del diaconato si riassume neba formula: «ad ministerium unitatis et cari­tatis» . 8.4 — Valore della tesi della sacramentalità del diaconato. Vi è sostanziale una­nimi tà nel riconoscere la sacramentalità del diaconato. Cosi certamente pensa- vano i padri del concibo Vaticano IL Le rare e insicure negazioni espresse in concibo, erano funzionali alla contrarietà al ripristino del diaconato corne mi­nistero permanente. Aba tesi della sacramentalità, secondo K. Rahner deve essere riconosciuto come minimo il valore di «sententia certa et communis».

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