Folia Canonica 10. (2007)
STUDIES - Dimitrios Salachas: Conciliarita e autorita nella Chiesa - Il concetto del Protos tra i vescovi a diversi livelli nel documento di Ravenna (13 ottobre 2007)
20 DIMITRIOS SALACHAS concili locali o regionali di Vescovi. Le loro forme hanno potuto mutare secondo i luoghi e le epoche, ma il loro principio è di manifestare e rendere efficiente la vita della Chiesa per il tramite dell’azione congiunta dei Vescovi sotto la presi- denza di colui che essi riconoscevano come il primo fra di loro. Il primo tra i Vescovi decide in concertazione ed in accordo con gli altri Vescovi, e questi ultimi non decidono nulla di importante che riguarda Tintera regione senza Taccordo del primo. In questa prospettiva di comunione e concertazione tra le Chiese locali e i loro Vescovi puo essere affrontato anche il téma del primato nelTinsieme della Chiesa e in particolare del primato del Vescovo di Roma. Secondo Tantichissima tradizione della Chiesa, riconosciuta giá dai primi Concili ecumenici, nella Chiesa vige Tistituzione sinodale e patriarcale. L’azione dei Vescovi si esercita anzitutto nella comunitá ehe essi dirigono, ma questa azione non si limita nella propria comunitá. I Vescovi di una stessa regione si riuniscono in sinodi locali, in Palestina, in Siria, in Egitto, in Ponto, in Asia, in Capadoccia, in Africa. AlTepoca precostantiniana non ci sono déllé norme giuridiche che regolano Torganizzazione delle Chiese locali e le loro relazioni. La loro unità si manifesta in pratica nelle consacrazioni episcopali in cui vi pren- dono parte più Vescovi vicini; «queste consacrazioni erano Toccasione di sinodi, che divennero molto rapidamente una istituzione regolare. Le Chiese locali si raggrupparono cosi in province coincidendo generalmente con le divisioni am- ministrative delTImpero. Eranormale che i Vescovi delle grandi città, capi di comunitá numerose, presiedono i sinodi; essi non esercitavano sui loro colleghi una particolare potestà, ma ogni Vescovo riconosceva a loro un’autorité defacto; la loro voce era sovente determinante nelle decisioni comuni»3. La sinodalità prese forma giuridica all’epoca costantiniana con la convocazione dei Concili ecumenici e sinodi particolari. II noto can. 34 degli Apostoli - citato e ampiamente commentato nel documento di Ravenna - presente nella tradizione canonica ed inserito nelle Colle- zioni canoniche in oriente ed in occidente4—esprime la relazione tra le Chiese locali in una determinata regione, ed è fondamentale per la comprensione delT istituzione patriarcale e sinodale in oriente. La traduzione di questo canone varia tra gli autori; il documento di Ravenna lo riporta nella seguente formula- zione: 3 J. Meyendorff, L'Eglise Orthodoxe, Hier et aujourd'hui, Paris 1995; cf anche P.-P. IOANNOU, Fonti, fase. IX, Discipline générale antique (IV-IXs.), 1.1, 2, Les canons des Synodes particuliers, Rome 1962, Appendice II, Pape, Concile et Patriarches, 536-539. 4 Cf. Decreto di Graziano, parte II, causa IX, quest. Ill C V. Gli 85 Canoni degli Apostoli è un documento di origine siriana e di autore ignoto, datato verso il 400, ehe rispecchia una tradizione già in vigore prima del primo Concilio di Nicea (325). A questi canoni si riferiscono spesso i Concili ecumenici ehe seguirono.