Folia Canonica 6. (2003)
STUDIES - Dimitrios Salachas: Il sacramento della penitenza nella tradizione canonica orientale e problematiche interecclesiali
IL SACRAMENTO DELLA PENITENZANELLA TRADIZIONE CANONICA ORIENTALE 127 legano in un modo e nelPaltro 1 ’ anima davanti a Dio e alla Chiesa. Questa abbon- danza di orazioni di assoluzione spiega come alcune di esse siano state scelte per riordinamento dei sacramento della Penitenza propriamente detto. Accanto alie orazioni di assoluzione, i documenti liturgici stessi contengono lunghi elenchi di canoni penitenziali e di peccati e delitti da condannare. Di questi canoni peniten- ziali alcuni sono attribuiti ai Santi Padri in genere, altri a San Basilio, altri ancora furono promulgati dai Concili ecumenici e sinodi particolari. I canoni penitenziali si ritrovano nelle varie collezioni canoniche posteriori, come quella dei Pa- triarca di Costantinopoli Giovanni III Scolastico (565-577) e quella apparsa sotto 1’imperatore Eraclio (610-641) e sotto il PatriarcaNiceforo di Costantinopoli (fS20). Poi incontriamo ancora canoni penitenziali attribuiti a San Teodoro Stu- dita (f826) e quelli di Simeone il Nuovo Teologo (949-1022), e cosi arriviamo al canonarion passato sotto il nome di San Giovanni il Digiunatore (|595) con tutti i suoi posteriori commentatori e amplificatori. La disciplina circa la Confessione e la prassi penitenziale si è progressiva- mente sviluppata nel corso dei primi secoli. Sin dai primordi della Chiesa questa disciplina comprendeva una parte chiaramente pubblica ed una parte chiaramen- te privata e segreta. II concetto di peccato come ferita portata anche alla Chiesa stessa è particolarmente sottolineato; cio risulta dal fatto ehe la comunità cristia- na pregava per i penitenti invitandoli alia riconciliazione. Nella Didachë (fine I sec.) troviamo due chiari accenni alia Confessione dei peccati e la prassi penitenziale, senza ehe si possa ancora intravedere degli elementi propriamente sacramentali, mentre la liturgia eucaristica è già in qualche modo sacramentale: a) «Nell’adunanza (ekklësia) confesserai i tuoi peccati e non incomincerai mai la tua preghiera in cattiva coscienza. Questa è la via della vita» (4,14). Si traita molto probabilmente di confessione pubblica, come mezzo di purificazione prima della preghiera pubblica. b) «Nel giomo del Signore (la domenica), riuniti, spezzate il pane e rendete grazié dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro» (14,1). Quanto alla disciplina penitenziale, prima si riprendeva da solo a solo il fratello peccatore ( 15, 3a); se questi non si correggeva, interveniva un terzo come testimone ed arbitro (4,3); se persi- steva, interveniva Tintera comunità ehe lo scomunicava mediante una specie di congiura del silenzio (15, 3b)9 La Chiesa inizialmente era molto severa nei riguardi dei fedeli ehe avevano commesso una colpa grave, ma soprattutto per coloro ehe avevano rinnegato la propria fede (lapsi) e per gli eretici. II can. 11 del Concilio di Nicea I (325) impone una serie di penitenze prima di ammettere pienamente gli eretici alia comu- nione della Chiesa. Le tappe da percorrere erano le seguenti: a) Per tre anni come 9Cf. U. Mattioli (Introduzione, traduzione e note), DIDACHË - Dottrina dei Dodid Apostoli, Roma 1984, 72-73.