Folia Canonica 5. (2002)
PROCEEDINGS OF THE INTERNATIONAL CONFERENCE "Tra Chiesa universale e Chiesa particolare", Budapest, 2nd February 2002 - Adriano Garuti: Origine e natura dei patriarcati
ORIGINE E NATURA DEI PATRIARCATI 261 Resta comunque fuori discussione che 1 ’ approvazione da parte della suprema Autorità della Chiesa, sia ehe si tratti dei Romano Pontefice oppure dei Collegio episcopale, di una approvazione espressa o tacita, è una condizione indispensa- bile perché una Chiesa possa essere considerata sui iuris?6 Infatti, perché “ogni Chiesa particolare sia pienamente chiesa”, deve essere presente in essa, “come elemento proprio, la suprema autorità della Chiesa”, in quanto il ministero dei primato è un elemento “appartenente all’essenza di ogni Chiesa particolare”.36 37 Di conseguenza anche per le Chiese Orientali Cattoliche “la comunione gerar- chica con il Romano Pontefice, intesa come unità e realtà organica, è un elemento costitutivo dello status canonico di Ecclesia sui iuris”,3* ed esse sono sui iuris non nel senso di indipendenza, ma di autonómia, e “cio non crea alcuna perples- sità, poiché la «autonómia» in questione non è assoluta, ma è ben delimitata dal diritto stabilito dalla suprema autorità, cioè dal Romano Pontefice oppure dal Concilio Ecumenico”, che comporta sempre una relazione con la suprema Autorità della Chiesa.39 * * * Oggi, specialmente dopo 1’invito di Giovanni Paolo II a ricercare nuove forme di esercizio del primato, nella letteratura teologica e canonistica sono all’ordine del giomo le parole collegialità, sinodalità, sussidiarietà. Al di là della nécessita di una effettiva ricerca, di cui lo stesso Santo Padre è consapevole, i diversi tentativi di soluzione non sono sempre pienamente convincenti, per laman- canza di una chiara visione dell’ecclesiologia. Si sottolinea infatti la necessità di 36 A. Valiyavilayil, The notion of sui iuris Church, in The Code (nt. 28), 79: “The recognition by the Supreme Authority of the Church is a condition for the Church to be a sui iuris Church. The Supreme Authority of the Church according to the Title III can be the Roman Pontiff or the College of Bishops. The recognition can be either express or tacit. Neither this canon nor any canon elsewhwere in the Code gives any objective criterion for this recognition. The express recognition can be recognition by the Ecumenical Council as seen in the canons of the first Ecumenical Councils (for example Nicea canon 6). It can also be through an administrative act of the Roman Pontiff’. Cf. Salachas, Le Chiese (nt. 23), 36. 37 Congregatio pro Doctrina Fidei, litt. Communionis notio, 28. V. 1992, n. 13, in AAS 85 (1993) 846. 38 Salachas, Le Chiese (nt. 23), 38. 39Ivi, 37. Valiyavilayil, The notion (nt. 36), 90: “According to canon 27 a sui iuris Church is recognized as sui iuris. This way, the nature of the intermediate ecclesial communion is stated but obscured. The expression sui iuris, which has its roots in Roman Law, is seldom used in modem law and hence it evades proper comprehension. The best translation would be «autonomous» as many canonists tend to do. Hence one can say that a sui iuris Church is an autonomous Church. To be autonomous is not independent. Autonomy is self-rule according to a proper law, but according to the provisions of a fundamental law; according to the norm of a higher law. The sui iuris Church is autonomous in so far as it governs itself according to the norms of common law, the CCEO. In relations to the Supreme Authority in the Church it is autonomous”.