Radocsay Dénes - Gerevich Lászlóné szerk.: A Szépművészeti Múzeum közleményei 24. (Budapest,1964)

CHIARINI, MARCO: Una veduta di Castel Sant'Angelo

UNA VEDUTA DI CASTEL SANT'ANGELO La bella veduta di Castel Sant'Angelo con l'argine destro del Tevere immediata­mente adiacente al monumento, in possesso, senza attribuzione precisa, del Museo delle Belle Arti di Budapest (fig. 74) e che qui si presenta, illustra con miniziosità preziosa lo stato di conservazione del celebre complesso attorno — o poco dopo — la metà del XVII eecolo: non che della Mole Adriana scarseggino rappresentazioni accurate in questo periodo, com'è testimoniato da tanti disegni di Lieven Cruyl, Stefano della Bella, Jan de Bisschop e altri; ma nel foglio del Museo di Budapest la ricerca delle proporzioni e l'accuratezza del rilievo architettonico tendono a sta­bilire dati di una realtà obiettiva che vengono poi esaltati dall'intensa luce meridiana che con tanta insistenza caratterizza i piani atmosferici e il senso di spazio aperto del disegno. L'artista ha qui rappresentato la Mole Adriana nel suo tipico aspetto avanti il 1669 (data ante-quem desumibile con precisione dalla mancanza sul ponte Sant'Angelo delle statue berniniane degli angeli con i simboli della Passione posti sui pilastri delle spallette appunto in quell'anno), e prima di quelle demolizioni per le quali assunse l'aspetto odierno. Ancora si vedono chiaramente i grandi ba­stioni della cinta pentagonale di mura scendenti fino al greto del Tevere, voluta da Pio IV (1564—1565), e al di là di essa si scorge la successiva cinta quadrilatera risalente ai Borgia, concludentesi, a capo del ponte, col massiccio torrione — o «maschio» ­dal preciso e simmetrico bugnato, demolito verso la fine del secolo. Il castello, quindi, si presenta nel momento del suo massimo sviluppo, e nel disegno se ne coglie, pietra su pietra, l'accurata e perfetta opera ingegneresca. E' notevole anche l'attenzione posta dall'artista nel voler rendere la diversa natura del materiale che formava la struttura del mausoleo di Adriano, su cui poggia il corpo principale del castello, che ne segue la forma rotonda. Mentre oltre il ponte, sulla destra, si vede distintamente la massa della villa Medici sul Pincio, in primo piano a sinistra si affastellano varie costruzioni, tra le quali si individua la testata dell'Ospedale di Santo Spirito, chiaramente rico­noscibile alla doppia croce che sormonta il timpano dell'atrio; più sotto, sul greto del Tevere, sono le tipiche passerelle che conducono ai «galleggianti» tutt'oggi usati sul fiume. L'artista ha certamente seguito, nell'impostazione della veduta, esempi prece­denti e tradizionali, come le vedute del cosiddetto Anonimo Fabriczy o di Willem van Nieulandt, che per primi impostarono questo inquadramento divenuto poi classico. 1 Tuttavia nuovo risulta, nel disegno di Budapest, il senso di apertura natu­rale, che supera i limiti del foglio, evocato dal valore particolare dato al gioco della luce, che rileva, sulle ombre profondamente acquarellate a bistro, ogni tratto dell'ar­chitettura, ogni aggetto, ogni pietra o mattone, con preciso senso prospettico: il 1 Per entrambe cfr. E g g e r, H. : Romische Veduten. Wien, 1931 — 32. tavv. 10—11.

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