Magyar László szerk.: Orvostörténeti közlemények 166-169. (Budapest, 1999)

TANULMÁNYOK — ARTICLES - Leoni, Francesco: La medicina monastica ed i suoi aspetti religiosi

di iniziare una qualsiasi terapia. 18 Fin dalle origini dell'esperienza monastica, infatti, si praticò quella particolare «pedagogia della sofferenza» a cui Gregorio Magno esortava gli infermi a sottoporsi, ricordando il passo dell 'Apocalisse dove è scritto: «Io rimprovero e castigo quelli che amo» (Ap., Ili, 19; Prov., Ili, 11). Introdotta nel mondo dal peccato, la malattia è infatti una punizione, in quanto segno della giustizia di Dio, ma pure strumento della sua misericordia, capace di avviare verso il ritorno a Lui e di restituire in tal modo all'uomo l'originaria salute dell'anima; «essa assume valore primario nell'ambito di una terapia spirituale, che individua nella paziente accettazione o nella tacita sopportazione della malattia i rimedi più idonei per sconfiggere la peste del peccato». 19 Già S. Benedetto nella Regola aveva prescritto ai monaci infermi «di tenere presente che vengono curati per onore a Dio e quindi non impazientiscano i monaci che li servono con le loro pretese; essi ad ogni modo devono essere sopportati pazientemente poiché per mezzo loro si guadagna una ricompensa maggiore». 20 In questa prospettiva, dunque, la malattia subisce un profondo mutamento e, quale occasione di espiazione e di ascesi, si muta essa stessa in medicina spirituale, non solo per il malato, che la sopporta con pazienza ad imitazione del Cristo sofferente, ma anche per il medico e coloro che lo assistono e lo curano, dando a tutti la possibilità di esercitare la santa virtù della pazienza. L'ammonimento ad essere pazienti nella infermità ricorre continuamente nelle regole monastiche e più tardi anche nei manuali per i predicatori, come, per esempio, in quello di Umberto da Romans, 21 dove si invitano gli infermi a meditare sui vantaggi per l'anima che la sofferenza fisica apporta, richiamando i modelli esemplari di Giobbe e del Cristo patiens, che soffre, seppure innocente, per assumere su di Sé ed espiare i peccali del mondo. La malattia, infatti, richiama alla mente la consapevolezza della fragilità umana, che il godimento della salute può invece far dimenticare, rammentando all'animo, che è solito farsi trascinare dalla superbia, «per la percossa che subisce nella carne», 22 la reale condizione in cui giace. Le afflizioni del corpo purificano dai peccati che si sono compiuti e prevengono quelli che potrebbero essere ancora commessi. Su questo aspetto della spiritualità cristiana medievale — ma che non è soltanto del medioevo, bensì di ogni tempo, se si intende in modo genuino il messaggio evangelico — sono state scritte, anche di recente, pagine assai interessanti e molto vi sarebbe da dire. Basti tuttavia qui ricordare, nell'ambito dell'esperienza della medicina monastica, l'asempio di S. Ildegarda di Bingen, che ancora nel secolo XII la illustrò magnificamente, riscuotendo grande fama non solo come taumaturga e mistica, ma anche come esperta cultrice dell'arte medica, a cui dedicò vari trattati. «Plurimi consilium ab ea percipiabant — si legge nella Vita scritta dai monaci Teodorico e Goffredo che la conobbero personalmente — necessitatum corporalium, quas patiebentur» 23 ed ella alleviava le loro sofferenze non sole con le sue benedizioni, ma 18 Per il testo del IV Concilio Lateranense, cfr. Mansi, G. D.: Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, voi. XXII, coli. 1010—1011. 19 Agrimi, J., Crisciani, C: Malato op. cit., introduzione, pp. 9—10. 20 Cit. ibidem, p. 101. 21 Per la «pedagogia della sofferenza» in S. Gregorio Magno ed in Umberto da Romans, cfr. ibidem, pp. 85—88 e 108—111. 22 San Gregorio M.: Regulae pastoralis liber, III, 12, in PL, LXXVII, coli. 67—70, cit. ibidem, p. 87. 23 Cit. in PL, CHIC, col. 105.

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