Magyar László szerk.: Orvostörténeti közlemények 166-169. (Budapest, 1999)

TANULMÁNYOK — ARTICLES - Leoni, Francesco: La medicina monastica ed i suoi aspetti religiosi

tramite il dominio dei sensi, rendeva concretamente possibile il servizio a Dio ed ai fratelli. 12 L'Ecclesiaste stesso, nella Sacra Bibbia, sebbeno ammonisse, in caso di malattia, prima di tutto a purificarsi spiritualmente, mondando il cuore e la mente da ogni colpa o pensiero peccaminoso, ed a pregare il Signore per ottenerne la guarigione, aveva pure ordinato di prestare onore al medico ed alla sua arte, riconoscendo in tal modo la necessità di preservare anche grazie a mezzi umani quell'equilibrio psico-fisico dell'uomo in cui si riflette infine l'armonia del creato: «Dà luogo al medico, perché Dio lo ha istituito ... ed egli non parta da te, poiché l'assistenza di lui è necessaria» (Ecci, XXXVIII, 2). I farmaci che somministrano i medici furono infatti creati dall'Altissimo per il bene dell'uomo sulla terra e con essi gli esperti nella medicina curano e mitigano i dolori del corpo «e lospeziale ne fa composizioni create e manipola unguenti salutari» (ibidem, XXXVIII, 4—7). In questo spirito nell'Oriente cristiano i primi Padri della Chiesa ebbero un'alta considerazione delle nozioni scientifiche lasciate in retaggio dal mondo classico e che quello bizantino continuò a custodire ed a sviluppare, utilizzandole tuttavia non per se stesse, ma a gloria della creazione e della stessa macchina umana quale più perfetta opera divina, nonostante la decadenza o dovuta al peccato originale, e già a partire dall'epoca giustinianea anche lo Stato, oltre ai privati, dette vita ad una imponente attività assi­stenziale, che prese assai presto a specializzarsi a seconda dei vari settori di intervento a vide impegnati in prima linea nella sua gestione i religiosi. 13 Spunti di medicina si trovano già anche nelle regole dei santi monaci orientali, nonostante l'estrema austerità della vita che essi conducevano. S. Antonio, per esempio, agli albori dell'esperienza monastica cristiana, raccomanda ai suoi discepoli di visitare gli infermi ed i moribondi, riempiendo con sollecitudine «le loro misure e i loro vasi d'acqua» ed evitando nello stesso tempo — norma questa aurea per il benessere dei malati di ogni epoca — di conturbarne l'anima afflitta. S. Pacomio, che può considerarsi il vero fondatore del monachesimo, prescrive chiaramente l'istituzione di ministri aegrotantium, precursori dei monaci infirmarti dell'Occidente, ed un infermiere particolare per coloro che sono in fin di vita. Ancora più sollecita per il benessere fisico dei monaci è la regola del «Monastero Bianco», fondato nella valle del Nilo da Schenute di Atripe nel 431, dove egli permette ai malati bagni ed unzioni del corpo e perfino il ricorso ad un medico fatto venire da lontano, se necessario. Ancora più importante, egli è anche il primo in tale tipo di fonti a paragonare 12 Cfr. Da Celano, T.: Vita seconda, CLX, in Fonti francescane, voi: II, pp. 720—722, cit. in Agrimi, J., Crisciani, C: Malato, medico e medicina nel medioevo, Torino, 1980, pp. 106—107. Per la medicina nel cristianesimo primitivo e la sua rivalutazione a partire dai primi secoli dell'era cristiana, cfr. Pazzini, A.: Storia della medici­na, voi. I, Dalle origini al XVI. secolo, Milano, 1947, pp. 323 sgg. e, dello stesso autore: I santi nella storia della medicina, Roma, 1937, pp. 80—236. Ora cfr. anche Franco, P.: «I Medici Santi» nella storia e nella leggenda,» Pescara, 1979. 13 Per lo sviluppo dell'assistenza medica e caritativa nell'Oriente cristiano, cfr., per esempio, oltre alle già citate opere del Pazzini, anche Storia della Chiesa dalle origini fino ai giorni nostri, IV, Dalla morte di Teodosio all'avvento di san Gregorio Magno, a cura di P. de Labriolle, G. Bardy, L. Brehier, G. de Plinval, Torino, 1961, pp. 695 sgg; Wickersheimer, E.: Les édifices hospitaliers à travers les ages in Atti del primo Congresso italiano di Storia ospitaliera, Reggio Emilia, 14—17 giugno 1956, Reggio Emilia, 1957, pp. 814 sgg; Simili, A.: Sulla origine degli eospedali, ibidem, pp. 670—677.

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