Veszprémi Nóra - Jávor Anna - Advisory - Szücs György szerk.: A Magyar Nemzeti Galéria Évkönyve 2005-2007. 25/10 (MNG Budapest 2008)

STUDIES - TÓTH Sándor: A Magyar Nemzeti Galeria 11-12. századi kőfaragványai (részlet)

Le sculture in pietra dei secoli 11 e 12 della Galleria Nazionale Ungherese (dettaglio) Il testo sopra è un dettaglio del catalogo speciale in fase di realiz­zazione sui pezzi più antichi del patrimonio d'oggetti d'arte della Gallcria Nazionale Ungherese. La maggior parte délie sculture in pietra in questione una volta appartennero alla collezione del Museo Nazionale Ungherese. Attorno agli anni 1936-39 passa­vano al Museo di Belle Arti, e poi passavano in proprietà della Galleria Nazionale Ungherese nel 1973-74. L'opéra, in fase di rea­lizzazione, si divide in due parti: in saggi che informano dei fatti della storia dell'arte e in un catalogo vero e proprio. Il catalogo contiene i dati délie sculture nel seguente ordine: numero, deno­minazione, origine, il momento dell'appropriazione da parte del museo, numero dcU'inventario valido, data, descrizione, materia, dimensioni (in centimetri), bibliográfia. Il présente dettaglio è il capitolo 2 con i brani corrispondenti del catalogo, che íratta i frammenti ritenuti più antichi della collezione che non possono essere inseriti, per il loro stile, in un complesso maggiore di reperti e che rappresentano uomini e animali. Si tratta tutto sommato di cinque pezzi, ad uno di essi appartiene anche un piccolo fram­mento (5.1-2). Quello che segue contiene la descrizione redatta dcllc parti relative del catalogo e del saggio. Il pezzo più antico e alio stesso tempo più conosciuto dei cin­que capi è la cosiddetta pietra di Aracs (6). Aracs (Apaua) appar­tiene sin dal 1920 alla Serbia, è un posto deserto in Ovest dal corso délie parti meridionali del Tibisco. E' nota per le rovine di una chiesa del secolo 13, soltanto gli ultimi studi svelavano evidente­mente che al posto di questa era stata anche un'altra più piccola di una sola navata. La pietra venne scavata nel 1896 a Nord dalle rovine tra i residui di edifici che si trovano sotto il livello del suolo. E alio stesso anno l'avevano consegnata al Museo Nazio­nale Ungherese. Il pezzo proviene da un blocco di pietra più grande, la sua lunghezza venne ridotta da rottura, invece la lar­ghezza venne ridotta da segatura e da rottura. E' chiaro sin dal­l'inizio il ruolo di memento del blocco di pietra originale per le rappresentazioni e iscrizioni rimaste. Una superficie larga e tre streite a perpendicolo del frammento sono decorate con bassorilievo. La maggior parte della superficie larga (Fig. 1 ) forma un campo separate e di base bassa. In esso ap­pare un busto di un personaggio ecclesiastico con stola e con geste di benedizione, rivolta la testa verso il lato a bassorilievo in mezzo, lasciando libero un terzo della superficie di sinistra. La parte vuota contiene un'iscrizione in latino che invita a pregare, e che si puô leggere a sinistra del busto. Il campo è racchiuso da un'intrecciatura a tre, che in realtà è un'intrecciatura a matassa, di­videndolo dalla parte vicina. In quest'intrecciatura sono infilate due fili separati. Questi due fili sopra sono elaborati cosi cosi, sotto una volta sicuramente finivano in un orlo a spirale, ma di questo ne è rimasto solo un tratto corto all'estremità di destra. L'orlo a spirale incornicia un campo scavato più fortemente, di cui bassorilievo ne rimase solo un particolare di una testa con tiara sotto il busto. Accanto ad esso, in una rottura, si delinea una testa scoperta, e sopra questa, tra le due teste una parte di una descri­zione in latino rimase, questa minaccia con maledizione colui che allontana la pietra. Al lato della testa in mezzo si vede una chiesa (Fig. 1 ). A sinistra della superficie larga è rimasto un particolare di cornice d'intrecciatura rettangolare (Fig. 2), a destra invece quello di una cornice di un'intrecciatura circolare doppia (Fig. 3). La rappresentazione frammentaria di un'aquila, con testa girata ed ali allargate, e, a destra di questa, quella di un cavallo bardato appaiono nel campo conservato lacunosamente dell'intrecciatura rettangolare. Siccome il tetto della chiesa, nonché le due teste e i dorsi degli animali si trovano nella direzione della superficie larga, evidentemente questo doveva essere il lato orizzontale e superiore della pietra. Cio e la forma trapeziforme, sempre più sottile dove è più lontana dal lato della chiesa, segnano chiaramente che la scultura fu destinata a coprire una tomba. Stili paralleli di quello della pietra si trovano nei dintorni più lontani della sua pervenuta, sul territorio della Vojvodina (BoJBOAHHa) dell'attuale Serbia. Offre una possibilità complessa di paragono l'abbondante materiale di reperti del chiostro di Dombó di una volta, situate al lato danubiano del Szerémség (nel territorio dell'attuale PaKOBau). Sono da considerare inoltre anche i reperti di Monostorszeg (BauKH MoHomrop) situata accanto al corso settentrionale del Danubio, nonché quelli di Titel (Tmeji) sulla riva del Tibisco. Quest'ultimo posto è importante dal punto di vista della datazione, altrettanto importante è Bánmonostor (EaHouiTop), situato sopra Dombó, dove è note un pilone piccolo con decorazione al capitolo. I due motivi d'intrecciatura più caratteristici della pietra d'Aracs sono dimostrabili a Dombó (Fig. 4-5), e inoltre anche F intrecciatura a matassa, ma in frammenti piccoli. Tra gli esempi di questo motivo è da menzionare quello di Szekszárd (Fig. 6) (vi­cina al tratto méridionale del Danubio in territorio dell'Unghe­ria), nonché quello di Monostorszeg (Fig. 7-8). Tutti i due sono in rapporte con il motivo di decorazione più caratteristica dell'Un­gheria della meta del secolo 11, e cioè con la fregia di palmetta a due. Quella di Szekszárd, racchiusa chiaramente, evidentemente consiste di un nastro unico senza fine, quindi F intrecciatura è dif­férente da quelle d'Aracs. Per quanto riguarda gli altri tratti ca-

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