Budapest Régiségei 18. (1958)

TANULMÁNYOK - Mályusz Elemér: Az izmaelita pénzverőjegyek kérdéséhez 301-311

politica economica ungherese dell'epoca, è un tedesco, Marco di Norimberga, il quale fu, come Bernhardi ó Sarachenus, egli stesso «comes tricesimarum» e commissario della zecca d'oro a Buda nel 1399 : dunque un imprenditore anch'egll come gli altri due, solo che rappresen­tava gli interessi di tutt'altri ambienti. L'espansione economica tedesca, come quella italiana, cercava alleati in Ungheria. Ma, mentre l'espansione italiana, essendo più antica, si riconnetteva ai fattori sociali tradizionali : alia corte reale e più particolarmente agli organi finanziari, poi ai latifondisti ecclesiastic! e laici, quella tedesca invece, benchè appog­giando gli interessi personali del re cereasse anch' di prendere in mano la direzione delle camere, voleva aver presa principalmente sulla borghesia delle città. La lotta diventava di tempo in tempo aspra ed assumeva talora forme crudeli. Il capitale italiano, se i suoi interessi lo richiedevano, si valeva anche delle masse più umili. Secondo il Windecke, nel 1401, quando Sigismondo fu imprigionato, gli ungheresi cacciarono gli stranieri, i polacchi, i cechi, i tedeschi, gli svevi, i franchi, i renani. W degno di rilievo il fatto che nella lunga série degli stranieri cacciati gli italiani non sono menzionati. Non è certo dovuto al caso che quest! siano stati risparmiati dall'odio popolare. Due anni dopo, invece, quando, guidati da Giovanni Kanizsai e Giovanni Szepesi, l'ex Fig. 1. Sopra : Segni "mongolici" su. œonete bul­gare, dietro Réthy. Sotto ; Alcuni segni un­gheresi (ismaeiti) riscontrabili nel catalogo Montenuovo Fig. 2. Sigillo di Bernhardi cancelliere segreto, il clero e la maggior parte dei magnati si erano rivolti contro Sigismondo appoggiando di fronte a lui Ladislao re di Napoli, la corrente tedesca si prese largamente là rivincita. Indusse Sigismondo a far arrestare tutti gli italiani di Buda, i quali nei giorni del disordine avevano palesato il desíderio di veder volentieri sul trono Ladislao. Sigismondo fece arrestare tutta la colonia italiana di Buda tranne quelli nella cui fedeltà non potevan<j sorgere dubbi. Bernhardi si trovô fra gli imprigionati e i suoi beni, anche se non intera­mente, passarono nelle mani dl Sigismondo. I beni immobili gli furono poi restituiti, ma solo quando le burrasche politiche erano già sedate. Fra i patrizi di Buda che si occupavano di affari finanziari, sul volgere dei secoli XIV. e XV. non si trova, accanto ai concorrenti italiani e tedeschi, traccia alcuna degli ismaeliti. Quelli ritenuti come tali per il nome o per il conio, risultano italiani ; d'altronde, la situazione generale ci induce a dubitare che persone d'origine orientale abbiano potuto inserirsi nell'apparato finanziario dello Stato. Da dove, infatti, avrebbero potuto procurarsi un credito o un capitale, non parlando poi del fatto che fra i nomi dei proprietari di case non si trovano tali da poterli ritenere nomi ismaeliti. Cosi la tesi sugli ismaeliti risulta insostenibile. Fig. 3—4. Le ultime righe del diploma del 28 luglio 1409 col sigillo di Bernhardi Fig. 5. La firma della lettera di Bernhardi datata il 10 novembre 1408 TÁVOLA DELLE ILLUSTRAZIONI 311

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