Budapest Régiségei 17. (1956)

TANULMÁNYOK - Voit Pál - Holl Imre: Hunyadi Mátyás budavári majolikagyártó műhelye 73-150

In quel periodo i pavimenti a mattonelle di maiolica dipinte erano il vanto e l'ornamento delle chiese e dei palazzi principeschi dell'Italia ; è quindi naturale che anche Mattia abbia desi­derate averne. Nel corso degli sea vi di Buda sono state rinvenute centinaia e centinaia di frammenti di vasi di lusso in maiolica prove­nienti da diverse officine italiane, tra i quali pezzi a disegni araldici con decorazioni identiche a quelle dei noti piatti ornati delle insegne di Mattia e di Beatrice, che presentemente si trovano nella collezione del Victoria and Albert Museum e in quella di Mortimer L. Schiff a Nuova York. II re doveva esser spinto a farli fabbricare a Buda stessa, — come i volumi delle Corvine — anche dal desiderio di possedere tali preziosi piatti di maiolica, e dalla passione che nutriva per essi sua moglie come risulta dallalettera del legato pontificio Cesare Valentini. La fabbricazione della maiolica fu una conquista dell'arte italiana, ed è proprio in quell'epoca che questa industria, ehe vanta taiiti successi gloriosi, stava entrando nella sua piena fioritura. Gli appassionati della nuova arte del Rinas"cimento considéravano Mattia a buon diritto come il principe mecenate il quale, consapevole dell'evoluzione che si stava verificando, offriva protezione all'arte progre­dita nella propria corte. Con Vistituzione deWofficina di maioliche Mattia Corvino prtcedette i Paesi occidentals, fatta eccezione delVItalia, acquistando cosi una gloria non solo per se, ma anche per il suo Paese. Per far comprendere e valutare l'importanza internazionale dell 'officina di Buda fondata da Mattia dobbiamo tener conto del fatto che, fino all'apparizione della maiolica italiana, in Europa non veniva prodotto che lo smalto piom­bifero monocromo— verde o bruno —, la cui pre­parazione si era imparata dal mondo orientale. La maiolica fu il primo prodotto d'argilla in Europa che seppe dare alia materia scura e morta, per mezzo dello smalto stannifero, il candore e la lucentezza della porcellana. In Europa e fuori dell'Italia la prima nazione ad adoperare la smaltatura stannifera è la Spagna, che riavrà dall'Italia, moltiplicati , i risultati ottenuti coll'aiuto della nuova tecnica che le aveva prestata, e che i maestri italiani della maiolica hanno fortemente sviluppato. Una delle mattonelle che adornano una cappella dell'Alcazar di Siviglia porta la seguente sigla : »Niculoso Francesco Itaîiâno fecit 1504.« In Francia si présentera, nel 1512, Bene­detto Angelo con i compagni per dedicarsi poi, per dieci anni, alia produzione di vasellame da farmacia per l'ospedale di Lione. Di maggiore rilievo è l'attività dell'officina di maioliche promossa dal re Francesco I nel »Castello di Madrid,« nei pressi di Parigi. È in quel periodo che comparirà a Parigi anche Girolamo della Robbia, giovane parente di Luca della Robbia, considerato il padre dell'arte della maiolica ita­liana. II procedimento della smaltatura stanni­fera, nuova conquista dell'mdustria ceramica, si affermera anche nei Paesi Bassi all'inizio del sec. XV : nel 1512 arrivera infatti ad Anversa Guido Andries. Sulla Svizzera invece, la vicina settentrionale dell'Italia, non possediamo noti­zie cosl precise. Tuttavia sembra probabile che una série di oggetti fabbricati tra il 1526— 1540 che fanno parte diuna collezione al museo di Norimberga, e che rivelano uno stile diverso da quello delle maioliche italiane, siano di provenienza svizzera e non le produzioni di una officina di Colonia, come cercô invece di far credere, senza alcun fondamento, la storio­grafia tedesca del passato. Verso la meta del sec. XVI nella Svizzera l'industria della maiolica ha già raggiunto un alto livello specialmente con le stufe di maiolica fabbricate ad alta cottura a Winterthur. Invece, prima di quell'e­poca, non abbiamo alcuna nozione della fabbri­cazione di mattonelle da stufa a smalto misto (piombifero e stannifero) in Svizzera; e ciô è un fatto decisivo per quanto riguarda le ulteriori comunicazioni. Quanto alia Germania, Tunica traccia dell' industria della maiolica è costituita da un diploma che dànotizia di un tale Augustin Hirschvogel, pittore di vetri, incisore e cesellatore araldico che si associa col vasaio Hans Nickel, di ritorno da Venezia nel 1531, »der venedischen Arbeit mit Schmel­zen und Glaswerk zu unterfangen«. Questa notizia ha dato motivo a vari specialisti tedeschi per formulare diverse teorie attribuendo svaria­ti gruppi ceramici aU'attività della »officina di Hirschvogel« a Norimberga. Ma tali ipotesi non furono a lungo sostenibili, e la stessa letteratura tedesca sull'argomento fini per rive­lare che i boccali dagli ornati plastici, dal rive­stimento misto di smalto stannifero bianco e di smalto piombifero policromo attribuiti prima a Hirschvogel furono invece eseguiti non prima del 1560, neu' officina di Paul Preuning. Pare che nella regioné delle Alpi Austriache l'uso dello smalto stannifero bianco si sia affer­mato parecchio tempo prima. Più avanti par­leremo delle prove concrete della nostra asser­zione, come anche dei modi e delle vie della diffusione dell'arte. Dall'esame della nostra car­ta geografica che illustra la diffùsione della maiolica a smalto stannifero in Europa, risulta che, all'infuori dell'Italia, non se ne trovano tracce prima del sec. XVI. Non è possibile verificare in alcun luogo l'attività di officine organizzate : tocca a noi, ora, di segnare sulla carta dell' Europa la prima officina di maioliche di tipo italiano ; la sola in occidente — esclusa 1'Italia — a svolgere già nel secolo XV una attività regolare. Nella prima parte del présente lavoro abbiamo identificato i forni rinvenuti negli scavi con gli archetipi dei forni di maiolica a 141

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