Budapest Régiségei 13. (1943)

ÉRTESÍTŐ - Auszüge = Estratti = Summaries 485-575

Questa supposizione è largametite appog­giata dagli stretti rapporti esistenti in quel periodo tra Pavia e l'Ungheria. Già all'inizio del secolo IX, epoca delle cosiddette scor­rerie, gli ungheresi quali alleati di Uodovico Berengario, scesero nell'Italia settentrionale occupando più volte e tenendo anche sotto il loro dominio Pavia che per grandezza, ma anche per i privilegi ecclesiastici, gareg­giava con Roma. Gli scalpellini italiani devono esser capitati in Ungheria o come prigionieri di guerra catturati nel corso delle campagne, oppure dopo la conversione al cristianesimo, mercè gli antichi rapporti del paese con Pavia. K' interessante osservare che un cronista fa menzione dell'arrivo in Ungheria di scal­pellini stranieri proprio a proposito della costruzione della prepositura di Buda­Vecchia. La cosiddetta Cronaca Illustrata (compilata intorno al 1370) ne attribuisce la costruzione a Santo Stefano ricordando che il Re santo fece venire scalpellini dalla Grecia. Questo passo della Cronaca, benché ci avesse rimandato dopo tre secoli la memoria degli scalpellini chiamati in Ungheria non poteva riferirsi a Bisanzio seplicemente per il f atto che il cristianesimo ungherese si affiance a Roma e non all'orto­dossia bizantina, e non poteva riferirsi forse neppure alia Magna Grecia, cioè all'Italia mé­ridionale come alcuni pensavano. E' molto più probabile che nelle parole della Cronaca vive il ricordo dello stile bizantineggiante del territorio dell'Italia settentrionale, salvo che nonsignifichinosoltantola presenza di scalpel­lini stranieri alia costruzione delle prime chiese . Anche altre circostanze promossero l'ap­parizione e la diffusione in Ungheria del capitello con foglie d'acanto, ornamento preferito della tarda età romána. Santo Stefano, tanto nel campo politico quanto in quello spirituálé, fu seguace dell'idea di Roma, rappresentata dal Papa Silvestro II e daH'Imperatore Ottone III. Roma in quest'epoca viveva nell'anima dei popoli neofiti, tra i quali erano anche gli ungheresi, non tanto come città terrena ma piuttosto quale simbolo della pace, della giustizia e dell'ordine giuridico L'idea di Roma divenne uno degli elementi più importanti della fon­dazione dello Stato di Santo Stefano. Le sue Ammonizioni dirette a suo figlio, annun­zianocheRomadovevasoltanto risvegliarsi in Ungheria e che il cristianesimo non doveva che riedificarla nei luoghi sacri dove essa era già fiorita alcuni secoli addietro. Non puô essere mero caso che la maggior parte delle costruzioni ecclesiastiche santostefaniane venne creata sui luoghi dei centri cristiani della Pannónia romána e nemmeno puô essere un puro caso che nelle chiese costruitevi acquistô parte principale l'ornamentazione più caratteristica dell' arte antica : il capitello a foglie d'acanto. II fatto che tra il matériáié dei monumenti antichi della Pannónia maiica assolutamente il tipo di capitello di stile e moti vi simili, dimostra con ancora maggiore eloquenza il cosciente rinnovamento dell'antico. Ma l'attività della bottega reale sopra­ricordata non si limitô soltanto alia scultura di capitelli con foglie d'acanto. Un altro capitello con figure di animali (Pig. 25.) dimostra che la bottega in parola intro­dusse in Ungheria anche l'ornamentazione con figure d'animali, altro motivo prediletto dell'arte scultorea comasca. Sul capitello summenzionato, infatti, sopra la fila inferiore delle foglie d'acanto, lo scalpelliuo scolpi due animali dalle teste gemelle. Un gruppo omogeneo dei monumenti della Buda dell'epoca romanica, di numero piuttosto esiguo finora, ci ha dunque con­dotto sulle tracce di una bottega reale di scalpellini. Essa collaboré presso le grandi costruzioni reali ed introdusse in Ungheria i motivi e lo stile degli scalpellini di Como. 522

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