Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 21. 1981 – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1984)

Bronzes romains figurés et appliqués et leurs problémes techniques. Actes du VIIe Colloque International sur les bronzes antiques - Beschi, L.: Bronzi antichi nel Rinascimento Fiorentino: alcuni problemi. p. 119–124. t. LVI–LXIII.

«classicistico, ispirata ecletticamente a modelli della seconda meta del V secolo( 18 ). Dopo il problematico momento della dispersione della raccolta di Lorenzo, si passa, con una documentazione più vasta e con una maggiore apertúra a nuovi acquisti, alia fase più nota delle raccolte di Cosimo I, Dux Etruriae (Cristofani 1979, 4). La Chimera, scoperta nel 1553 ad Arezzo, diventa anche un fatto politico-ideologico : il simbolo delle fiere che Cosimo aveva domato per costruire il suo regno. Con essa "si era trovata una quantité di pic­cole statuette che il duca", come serive il Cellini, "pigliava piacere di rinettarsele da per se medesimo, con certi cesel­lini da orefice" (CELLINI 1968, 564). Inizia anche, sempre per intervento del Cellini, un'attività di restauro per com­pletamento, per analógia di quanto si andava facendo per i marmi (ibid., 564). Sempre ad Arezzo viene trovata nel 1541 la Minerva che, dal 1553, il Duca tiene nel suo Scrit­toio, in Palazzo Vecchio (a quanto detto dal Cristo­fani si aggiunga Cherici 1980, 27). Nel 1556 acquista l'Arringatore. Ormai verso la fine della sua vita entrano in collezione il noto torso virile di stile severo e una testa di Antinoo, pertinente al tipo В del Clairmont che fa capo al célèbre Antinoo Farnese e che è valutato convincentemente corne tipo di elaborazione romano-italica : fu replicato da un esemplare tardorinascimentale, oggi al Bargello (PI. LX) il9) Si era formato in tal modo un nucleo di grandi bronzi che poteva concorrere con quello célèbre dei bronzi lateranensi, donati nel 1471 da Sisto IV al Senatore di Roma, come primo nucleo dei Musei Capitolini e quindi primo Museo pubblico nella storia moderna (PACE 1957, 35). Ma nella nuova collezione comincia ad avère enorme importanza il piccolo bronzo. Vorrei concludere scegliendo un caso, tra molti, per indicare un comportamento che non è eccezionale nella Firenze del Cinquecento e che va (18) Per il LiPPOLD 1950, la „römische Umbildung" si rifarebbe ad un modello del 430—20, già segnato da attenzioni retrospettive e manieristiche. (19) Per il noto torso di stile severo cfr. i miei accertamenti negli Atti (in corso di stampa) del VI Colloquio Internazio­nale sui Bronzi Antichi, tenutosi a Berlino nel 1980. Per PAntinoo, cfr. recent: Firenze 1980, 30 п. 33. — L'esem­plare non è citato da CLAIRMONT 1966; ma è evidentemente in rapporto col suo tipo Farnese (p. 33 ss., 50). Per il rap­porto antico e moderno: ABS F 78 (inv. 1676), dove la "testa di Antinoo al naturale" è segnata al n. 382 del­V Indice dei metalli antichi, mentre al n. 67 dell'Indice dei metalli moderni è semplicemente segnata una "Testa di Antinoo". Per l'ingresso in collezione deH'esemplare an­tico, cfr. ASF, Guardaroba 87 f. 50. (20) ABSF 70 (Inv. Tribuna 1589), с 23: "Una figura di bronzo antico ignuda in mano due grappoli alta b. 2/3 incirca posta sulla sommità di detta guglietta". La collocazione su una (la попа) delle 12 gugliette che decoravano la Tribuna dichiara implicitamente Falta valutazione dovuta allora al pezzo, che ritroviamo negli inventari del 1635 (ABSF 75, f. 38 n. 379), del 1654 (ABSF 76, f. 20r n. 381), del 1676 (ABSF tenuto présente nell'accertamento filologico dei materiali di vecchie raccolte. Anche qui la verifica teenica coordinata con altri criteri, a cominciare da quello dell'indagine archivistica, si impone corne dovere di metodo. Nel Museo Archeologico di Firenze è conservât о un ben noto bronzetto che intende raffigurare la gioia festosa di Bacco nello spirito del Rinascimento toscano, più che nei termini di note tipologie greche о romane (PI. LXI) (Mi­LANi 1912, 169, tav. 139a; REINACH 1906—09, V, 1, 44, n. 6; Firenze 1980, 38, п. 54). Le braccia con le mani ricolme di grappoli d'una, la testa con la pesante corona di edera e le gambe, a partire dalle coscie, sono di restauro rinasci­mentale con chiari punti di sutura. Il bronzetto è regi­strato, ormai con questo aspetto e per la prima volta, nel­l'inventario della Tribuna degli Uffizi del 1589( 20 ). Senza i restauri sopra elencati (di una eccezionale qualità che ha fatto supporre l'intervento di Benvenuto Cellini!) resta quindi un torsetto ben definito. Un torso di eguali dimen­sioni (circa 15 cm) e con gli stessi limiti di frattura è con­servato nel Museo Archeologico di Firenze^ 1 ) (Pl. LXH). Ponderazione, movimento degli arti, caratteri anatomici corrispondono ; v'e solo, nel torso, un appiattimento dei più articolati piani del piccolo "Bacco" restaurato. Il torso fu presentato corne frammento antico alla récente mostra medicea del 1980^ 2 ); ma antico non è. Gli orli morbidi, per fusione, non per frattura; la superficie interna è a pelle ruvida, pulita, senza incrostazioni. Si tratta quindi di una replica rinascimentale, fatta a partire dal torsetto del "Bacco", prima del restauro. L'ipotesi sembra, del resto, trovare riscontro negli inventari medicei. Nel 1553, 1559, 1570 è constantemente registrato solo "un torso di bronzo antico, di un quarto di braccio"^ 3 ), i 15 cm del torso del "Bacco", prima del suo restauro che dovette avvenire, quindi, tra il 1570 e il 1589. 78: Indice dei metalli antichi, n. 189), del 1704 (ABSF 82 f. 156 n. 1293), e seguenti, fino al suo ingresso nel Museo Archeologico fiorentino, al n. 2287. (21) Firenze M. A. 2280. Il torsetto, alto 15 cm, porta sul dorso le seguenti scritte inventariali : 3112 (inv. 1704), 2451 (inv. 1769); manca il n. 1008 (inv. 1784); ma porta ancora il n. 750 (inv. 1825) e il n. attuale 2280; Sembra corrispondere al n. 51 dell'Indice dei metalli moderni dell'inventario del 1676 (ABSF 78). (22) Firenze 1980, 32, п. 41 ; ma escluderei Fidentificazione del torsetto in esame con "un torso di métallo antico con la gamba manca" che misurava mezzo braccio e che proporrei invece di identificare nell'esemplare Firenze, Museo Archeo­logico 2284, esaminato più avanti a note 24—25. (23) CONTI 1893, 175; MÜNTZ 1895, 50 e 52; ASF Guardaroba 30, f. 28 (dal 1553 al 1568); ASF, Guardaroba 44 (inven­tario a capi, 1560) f. 23r. NellTnventario della Tribuna del 1589 il piccolo torso non figura più, credo proprio perché nel frattempo aveva subito il restauro di completamento. Il torsetto Firenze M. A. 2280 {PI. LXH) è documenta­bile nelle collezioni medicee sicuramente dal 1704 e forse già dal 1676 (cfr. supra nota 21). 122

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