Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 17. 1976 – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1978)

Tanulmányok – Abhandlungen - Brizzi, G.: La "Vittoria Sarmatica" di Constantino e la propaganda Liciniana. p. 59–63.

Porph., Carm. VI, 14-20; Andreotti 1959, 1023; MÓCSY 1974, 277-278, nota 48), poco a sud di Aquincum; e l'anno successivo furono da lui disfatti e inseguiti, fino ben oltre i confini con la pars liciniana, gruppi di incursori Goti, che, nella già ricordata scorreria, avevano varcato il limes délia Dacia Ripen­sis e gravemente devastato il territorio délia diocesi mesica (cfr. p. 60). Tuttavia questo secondo episodio intéressa soltanto marginalmente. La vittoria sui Sarmati, raggiunta con estrema facilita, non presta in se e per se il fianco ad alcuna critica: i barbari sono schiacciati sul campo e il loro capo cade in battaglia (Zosim. Π, 21; Optât. Porph. Carm. VI, 14 — 20). Poichè il gesto polemico di Licinio è rivolto a biasimare questa vittoria in chiave neces­sariamente antibarbarica, deve tuttavia esservi nella campagna del 322 qualche elemento che si presti a giustificare una critica all'operato di Costantino. Questo elemento deve ricercarsi nella politica limita­nea dell'Augusto d'occidente. Dopo la vittoria in zona pannonica le armate romane erano penetrate profon­damente nel territorio sarmatico( 11 ) ; qui erano ormai da tempo stanziate guarnigioni romane a carattere permanente( 12 ). L'azione di Rausimodus, il capo sarmatico ucciso da Costantino, percio, non poteva in alcun modo essere scambiata per la semplice in­cursione di una banda di latrunculi, ma era il grave frutto di una crescente pressione gotica sui vicini più deboli (MÓCSY 1974, 278). Quando, nel 332, i Romani „vinsero i Goti nel paese dei Sarmati" (Eus. Chron. 233 s. Helm; Chron. Min. I, 234; MÓCSY 1974, 278­279, note 51e 54), e successivamente stanziarono un gran numero di questi barbari in Italia e nell'area balcanica( 13 ), i Sarmati erano alleati (Anon. Vales. VI, 32: (Constantinus) . . . .in Sarmatas uersus est, qui dubiae fidei proba[ba]ntur .. . ; MÓCSY 1974, 278 e nota 52) forse già da una decina d'anni. Fin dalla sua specizione transdanubiana, Costantino aveva probabilmente indotto i Sarmati all'accordo, promet­tendo loro l'aiuto militare di Roma ed accogliendo, tramite un processo di receptio, nuclei di quella popolazione entro i confini dell'impero (MÓCSY 1974, 278). Le regioni in cui essi furono stanziati non dovevano essere molto diverse da quelle ricordate, per un'età successiva, da Ammiano Marcellino: Pannónia Secunda e Moesia Prima (Amm. Marc. (11) Per la permanenza di Costantino oltre il Danubio, in terra sarmatica: Cod. Theod. I, 1, 1; MÓCSY 1974, 278, nota 49. (12) Dal 294: Chron. Min. I, 230: his consulibus castra facta in Sarmatia contra Acinco et Bononia. Le due fortezze sono ricordate anche in Not. Dign Occ. XXIII, 41; XXXIII, 48, come castra „in barbarico" Questo potrebbe significare (secondo MÓCSY 1974, 269 e note 20 — 21; 278) non solo che le guarnigioni erano permanenti, ma anche che non si trattava di semplice antemurali del limes: bensi di presidi instal­lai in pieno territorio sarmatico. (13) Anon. Vales. VI, 32: ... Constantinus libenter accepit et amplius trecenta milia hominum mixtae aetatis et sexus per Thraciam Scythiam Macedóniám Italiamque diuisit: Eus., Chron., 233 s. (Helm) ; VitaConst. IV, 6; Chron. Min. I, 234; MÓCSY 1974, 278, e nota 53. XVII, 13, 18-19; MÓCSY 1974, 279 e nota 59). Gli schemi fondamentali di questa politica, quindi, si collaudarono probabilmente già a partire dal 322. Una simile linea d'azione non mancô certo di provo­care forti scontenti in quelle regioni, da tempo immi­serite (Sulle condizioni economiche délia Pannónia cfr. FITZ 1976, 19 — 41), ma pur sempre fondamen­tali all'economia militare dell'impero. L'Illirico inol­tre, che Costantino aveva strappato al collega nel 314, non era affatto fedele al suo nuovo signore. Vi operává da tempo con un certo successo un'attiva propaganda liciniana( 14 ), che trovava molti seguaci nei ranghi più alti deU'ufficialità illiriciana, animata da viva no­stalgia verso l'antico contubernalis di Galerio, molto più simile a loro del giovane Augusto d'occidente. Questa situazione non sfuggiva a Costantino, che tra il 314 e il 324 soggiorno quasi sempre nella Bal­cania, prevalentemente a Sirmium( 15 ). Tuttavia la politica cui egli era stato costretto nei confronti dei barbari forni una nuova e più affilata arma alla pro­paganda di Licinio Si chiarisce ora il gesto éclatante di fondere le monete su cui Costantino την των Σαρματών νίκην έτύπωσεν e l'accenno alla βάρβα­ρον έργασί'αν. L'Augusto orientale anticipa qui uno dei terni cari a tutta la successiva polemica anti­costantiniana( 16 ). L'accusa è précisa: la moneta è „opera barbarica" non perché siano stati material­mente dei barbari a coniarla: ma perché, con la receptio dei Sarmati, Costantino ha vanificato la vittoria e addirittura ha trasformato in terra di barbari un'area profondamente romána e assai cara a Licinio. Non vi è ragione di celebrare un simile evento, e anzi se ne deve distruggere fin anche il ricordo. L'abile propaganda non vale a salvare l'Augusto d'orienté dalla rovina ormai prossima. Tuttavia l'efficacia di questo motivo si puo forse misurare durante l'incursione dei Goti l'anno se­guente, quando la popolazione, sobillata dai capi, appoggio apertamente quei barbari in cui vedeva forse i federati di Licinio (Si veda l'allusione alla tecnica factio scelerata in Cod. Theod. VII, 1, 1, = Cod. Just. XII, 35, 9, ricordata da Andreotti 1959, 1024). Bologna G. Brizzi (14) Come dimostrano i piatti d'argento con l'iscrizione punzonata Licini Auguste semper uincas, prodotti, in occasione dei decennalia di Licinio, in ambiente di corte, e distribuiti tra i partigiani più illustri del­l'Augusto orientale. Il gran numero di esemplari rin­venuti nel terreno in Jugoslavia, Ungheria, Bulgaria pro va che i partigiani di Licinio furono vittime di rappresaglie da parte del vincitore, e ritennero oppor­tuno sbarazzarsi délie pericolose prove di complicità celandole nel terreno. (MÓCSY 1974, 277, e nota 46 con bibi.). (15) Ma anche a Serdica e Naissus; l'Augusto rimane costantemente in queste regioni, salvo alcune brevi visite nell'Italia settentrionale (Andreotti 1959, 1015; MÓCSY 1974, 277 e nota 47). (16) Si vedano gli accenni in Giuliano, che definisce γελοία le campagne antibarbariche di Costantino (Caes., 329) e ne condanna drasticamente la tendenza alla barbarizzazione dell'impero (MAZZARINO 1962, 447). 62

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