Alba Regia. Annales Musei Stephani Regis. – Alba Regia. Az István Király Múzeum Évkönyve. 14. 1973 – Szent István Király Múzeum közleményei: C sorozat (1975)

Tanulmányok – Abhandlungen - Bermond-Montanari, G.: Il problema di Celti in Romagna in relazione agli scavi di S. Martino in Gattara. XIV, 1973. p. 65–77.

che la necropoli di S. Martino in Gattara( 4 ), scavata sistematicamente a partire dal 1963, in base a varie considerazioni e confronti, erano state attribuite ai Celti. La continuazione degli scavi a S. Martino in Gattara ha consentito una série di considerazioni, scaturite sopratutto daU'esame del matériáié scavato. I corredi délie campagne di scavo dal 1968 al 1972 sono ancora in parte in restauro, ma è già possibile una prima revisione critica a quanto pubblicato, daU'esame generale di questa necropoli, che si è rive­lata straordinariamente ricca e piena di problemi. La necropoli ha inizio attorno alla meta del VI sec. a. C. Le deposizioni continuano ininterrottamente per circa due secoli. La datazione di molti corredi è possibile per la presenza délia ceramica attica, che è a figure nere nelle tombe più antiche. I vasi a figure rosse più recenti, sono databili attorno al 420 a. G, mentre successivamente le tombe sono del tutto prive di ceramica d'importazione assai frequenti sono i vasi d'impasto einerognolo comuni a mime­rose tombe anche del bolognese e del Veneto e di altri siti dell'Italia Settentrionale. La presenza di soli vasi d'impasto è indice di un mutamento totale, in cui il fattore economico e sociale va posto in primo piano. Spariscono evidentemente i contatti col com­mercio adriatico per lo stesso motivo per cui come già dicemmo, spariscono i vasi attici da Adria, Spina, Felsina e Marzabotto. Tuttavia la necropoli di S. Martino in Gattara devc considerarsi anomala ri­spetto ai coevi fenomeni urbani di Spina, Felsina e Marzabotto, qualsiasi sia la genesi e la funzione di questi tre centri, essi restano sempre ancorati al mondo etrusco. La presenza délia ceramica greca in diverse tombe délia necropoli di S. Martino in Gattara mostra una contemporaneity con il periodo felsineo, desto ,,Cer­tosa" délie necropoli dei grossi centri dell'Etruria Padana, principalmente Felsina e Spina. Ma la pre­senza di numerose armi e di un tipo di vasellame eomune d'impasto, che non ha riscontro nell'Etruria Padana, fa escludere che si tratti di un insediamento etrusco. Ritornando sull'argomento relativo all'attribuzione délia Necropoli di S. Martino in Gattara a gruppi celtici insediatisi in Italia alla fine del VI sec. a. C., si deve considerare quali vie di penetrazione avessero seguito per raggiungere le Vallate Appenniniche. Se si fosse trattato di gruppi provenienti dalla Ger­mania Méridionale, avrebbero valicato le Alpi Retiche e attraverso le vie di comunicazione e di commercio délia Padana sarebbero passati attra­verso Felsina e successivamente avrebbero percorso la Via pedemontana che portava verso l'Adriatico, (4) G. BEKMOND- MONTANARI, Necropoli Protostoriche dell' Appennino Ro?nagnolo. Bollettino Economico Camera di Commercio, Ravenna, n. 11, nov, 1968, 3 sgg.; ID., NSA, 1969, 1 sgg. ; ID., Studi Etruschi, XXXVII, 1967, 213 sgg.; ID., Atti e Memorie Dep. Storia Patria per le Provincie di Romagna, NS XX, 1969, 87 sgg. mentre se si fosse trattato di gruppi che provenivano dalla zona transalpina nord-orientale avrebbero po­tuto valicare le Alpi Carniche e raggiungere la pianura Padana attraverso l'Adriatico settentrionale e toc­care Adria e poi Spina. Si tratta di ipotesi oltremodo suggestive, ma non trovano alcuna corrispondenza ne storica ne archeologica. Possono essere messi in relazione al probléma di S. Martino in Gattara altri ritrovamenti lungo la Valle del Lamone. Indubbiamente quello in località Villa Persolino, scavato da Scarani( 5 ) e non ancora adeguatamente pubblicato e due ritrovamenti re­centi, uno a Pvussi(°), l'altro a Faenza( 7 ). A Russi, sotto le strutture di una villa romána, sono state rit­rovate due tombe, databili al VI sec. a. C. La Morigi Govi pubblicando i corredi délie due tombe ha por­tato dei confronti oltre che con S. Martino in Gattara e Verrucchio con matériáié délia zona picena e pre­cisamente da Grottazzolina e Piti no di Sanseverino Marche, suggerendo attraverso l'esame del matériáié, l'indizio di un allargamento délia sfera d'influenza, picena evidenziando uno scambio stretto tra i due ver­santi Appenninici. Alla conclusione che un abitato dell'età del ferro, scavato parziahnente a Faenza nel 1968 fosse dovuto a genti italiche ,,venute al seguito délie correnti com­merciali dall'area picena verso nord", sono giunti gli illustratori di taie scavo ma i confronti portati al materiale ivi rinvenuto, puö essere allargato non solo all'area nord-etrusca e picena ma anche specie per quanto riguarda le fibule in bronzo a navicella coi bottoncini laterali, all'area atestina, illirica ecc. Attraverso la tradizione degli serittori antichi la fascia costiera adriatica da Rimini al Po viene con­siderata sede degli Umbri( 8 ), definiti da Plinio (n. h., III, 112J „gens antiquissima Italiae". Nel retroterra appenninico romagnolo, rispetto alla costa, di fronte ad essa, la tradizione antica assegna agli Umbri i centri di Sarsina e Mevaniola, rispettivamente nelle vallate del Savio e del Bidente. Anche Augusto nella ripartizione amministrativa délie regioni italiche del 27 a. С. assegna questi due centri alla regio VI e non ail' VIII. Agli Umbri, stanziati nell'Italia centro-settentri­onale ad Occidente ed ad Oriente dell'Appennino po­trebbero essere appartenuti altri insediamenti ad esempio nelle Vallate del Lamone e del Senio, che si trovano circa alle spalle di Ravenna, considerata ,,mn&ra" ancora da Strabone. Gli Umbri tenevano parte délie Marche, dell'Umbria e délia Romagna, perciö i dati fornitici dalla geográfia storica non dis­direbbero ad una probabile assegnazione délie (5) R. SCARANI, Répertorie di Scavi e scoperte deW Emilia e Romagna II. Bologna, 1963, p. 585, 79. Pe 3. (6) C. MORTUI GOVI, Tombe protostoriche di Russi. „La Villa Romána". Faenza, 1971, 103 sgg. (7) P. MONTI —L. BENTINI, Un abitato delV età del ferro nelV ex Piazza d' Armi di Faenza. Studi Romagnoli, XXI, 1970, 315 sgg. (8) G. RADKE, Umbri. RE, Suppl.IX, 1962 1745-1827. 66

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