Fitz Jenő (szerk.): A Pannonia Konferenciák aktái IV. Bronzes Romains figurés et appliqués et leurs problemes techniques - István Király Múzeum közelményei. A. sorozat 27. A Pannon konferenciák aktái 4. (Székesfehérvár, 1984)

L. Beschi: Bronzi antichi nel Rinascimento Fiorentino: alcuni problemi

via un più puntuale aggiornamento, e indicé il suo “status” archeologico con una mappa delle fratturate superfici del bronzo, con i numerosi tasselli e con una evidente opera di restauro (De Rinaldis 1911, fig. !•—8). Non sono note le sorti del monumento prima del 1471. Ma se pensiamo che Donatello mori solo cinque anni prima della donazione e che nessuno scultore del Rinascimento fiorentino dedicô, quanto lui(5), studio e restauri a sculture antiche non è difficile sospettare un suo collegamento. Ma solo una mo­derna analisi tecnica, coordinata con una attenta lettura formale permetterà di uscire dal dilemma, ancora vivo, tra l’antico e il moderno. Sul secondo esemplare, la protome bronzea dei Museo Archeologico di Firenze (PL LVI, 3—4), esistono nella bibliográfia discordanti informazioni circa la sua prove­­nienza: secondo alcuni già appartenente alla collezione di Lorenzo, secondo altri proveniente da Roma nel 1585 e poi in collezione Riccardi(6). Con una serie ininterrotta di rinvii inventariali e di ricordi, ne ho ricomposto recente­­mente le vicende, a partire dalPatto di sequestro dei béni medicei nel 1495, ehe la ricorda corne “testa di bronzo di cavallo ehe era nell’orto” : quindi appartenente a Lorenzo il Magnifico e già situata nel giardino del suo palazzo. Col ritorno dei Medici a Firenze, nel secondo decennio del Cinquecento, essa rientra da Palazzo Vecchio nella sua sede originaria ove la descrive il Fichard, erudito viaggiatore di Francoforte nel 1535—36, e dove la registrano gli in­­ventari a partire dal 1578 fino all’acquisto di Palazzo Me­dici da parte dei Riccardi alla metà del Seicento (Fichard 1815, 102; ASF Guardaroba 91 [1578] f. 81 r.; 79 [1571— 1588] ; 198 [1598] f. 36). Fu allora studiata dal Bernini (Baldinucci 1682, 117)(7) e, nel 1672, dopo un restauro, fu collocata dallo scultore Bartolomeo Cennini, sempre nel giardino di Palazzo, come bocca di fontana(8). Nel 1815, dopo un nuovo restauro eseguito da Marco Corsini(B), entró negli Uffizi per passare, infine, nel Museo Archeolo­gico. Anche la protome fiorentina, di dimensioni naturali, è frammento di una statua completa già provvista di fini­­menti ehe hanno lasciato traccia nei punti di applicazione. La linea di frattura alia base dei collo fu mascherata, nel restauro seicentesco, da una fascia metallica chiusa da una (5) Vasari ( Vita di Donato), passim; per es.; „similmente la restaurazione di un Marsia.........ed una infinita di teste antiche... restaurate”. (6) Firenze M. A. 1639. La provenienza da Roma nel 1585 è per la prima volta affermata, con moventi e documenti sospetti, da Zannoni 1819, IV, 2, 143 tav. 84. Riappare poi nelle varie Guide alla Galleria dell’Ottocento, anche con varianti (prov. da Civitavecchia!). A seguito dell’edizione dell’inv. 1492 di Lorenzo il Magnifico, ad opera di E. Müntz, ricorre l’attribuzione alle collezioni medicee. Cfr. Amelung 1897, 276, n. 270; De Rinaldis 1911, 241 fig. 4; Milani 1912, 174 tav. 144, 2; Magi 1971-72, 214; Firenze 1980, 30 n. 32; / cavalli 1981, 269 n. 176. (7) La visita a Firenze è del 1665; allora, temporaneamente (forse a causa dei lavori in corso a Palazzo Medici), la testa si trovava nel Palazzo Riccardi a Gualfonda. Cfr. anche Büttner 1972, 21—22. (8) ASF, Arch. Riccardi 790, ins. 5 (5 luglio 1672: ricevuta di pagamento, per 26 ducati, alio scultore — restaurátoré Bartolomeo Cennini). (9) Archivio Galleria Uffizi, Filza XXXIX (1815): il restauro per opera di Marco Corsini dura 32 giorni e costa Lire 86. Il pezzo è collocato in Galleria nel giugno del 1815. borchia barocca; ma la sua pertinenza ad una statua com­pleta risalta ancora chiaramente nella leggera flessione del capo sui collo e nella sua naturale, nervosa tensione. Affinità tipologiche e iconografiche richiamano confronti di periodo tardoclassico e del primo ellenismo, ma le tracce di una doratura a fuoco originaria che si è salvata, nono­­stante i ripetuti e radicali restauri, nella cavità degli orecchi, hanno fatto proporre recentemente una datazione nel primo periodo imperiale (1 cavalli 1981; “vestigi di doratura” sono già ricordati dallo Zannoni 1819, 147). Quindi un caso di copia o replica fedele da un archetipo più antico. La coscienza della sua antichità, e quindi del suo presti­­gio corne modello per gli artisti del Rinascimento, ci sembra provata dall’esistenza di una piccola protome bron­zea, alta solo 15/16 cm. (PL LVII, 1—2). Conservata nel Museo Archeologico di Firenze, essa fu presentata come pezzo antico in una recente mostra fiorentina(10). Ma i dati tecnici e stilistici mi sembrano opporsi a tale valuta­­zione; il pezzo è completo, non frammentario, senza con­­tare ehe tramite una catena inventariale sicura esso è re­­gistrato nella Guardaroba medicea del 1553 come “testa di cavallo di bronzo, moderna, di 1/4 di braccio”, quindi di circa 15 cm(a). Quindi uno studio rinascimentale sul modello antico, nelle dimensioni della piccola scultura di appartamento. Che questi processi di studio e derivazione dall'antico fossero frequenti nella Firenze della seconda metà del Quattrocento è un fatto noto. Vorrei integrare i riscontri già fatti da altri, limitatamente al bronzo, con qualche nuova osservazione. La testina bronzea di fanciullo, già attribuita a Desiderio da Settignano e oggi a Palazzo Da­­vanzati (PL LVII, 3) (Supino 1898, 389, n. 25; Berti s. d., tav. 161X12), presuppone il ritratto marmoreo di fanciullo della Galleria degli Uffizi, già appartenente alia collezione di Lorenzo(13) (PL LVII, 4). Non è un calco meccanico, soprattutto se consideriamo i liberi e freschi interventi esecutivi nella capigliatura. Un caso ancor piú signifi­cativo è rappresentato da un tipo iconografico tra i più fortunati nella storia del bronzetto rinascimentale: tre (10) Firenze M. A. 1719. Cfr. Zannoni 1819, 149. tav. 85; Firenze 1980, 42 n. 61. —11 bronzetto porta in vernice rossa il n. 1077 (=inv. 1784) e in vernice biancastra il n. 850 ( = inv. 1825). Non sembra esser stato rilavorato a freddo; si provvide solo a rimediare con rozze toppe a difetti di fusione sulla nuca; internamente mancano tracce di in­­crostazione; patina nerastra; spess. 1—3 mm. (11) Conti 1893, 175: “una testa di cavallo di bronzo moderna d'un quarto”; ASF, Guardaroba 44 (inv. a capi del 1560), f. 28r: “1 testa di cavallo di bronzo modema d’un quarto”; ABSF 75 (inv. 1635) f. 85 n. 63: “un capo di cavallo sino a mezzo collo di bronzo”; ABSF 76 (inv. 1654) f. 47v.; ABSF 78 (inv. 1676) : indice dei metalli moderni, n. 56 : “testa di cavallo con parte di collo”. L’attribuzione all’antichità comincia agli inizi del Settecento: ABSF 82 (inv. 1704) c. 161 : “una testa con mezzo collo di cavallo di bronzo antica alta 1/4 incirca... n. 1375. Cfr., in seguito, inv. 1753, n. 2669; inv. 1769 n. 3008: inv. 1784 n. 1077; inv. 1815 n. 850. (12) La testa (alta circa 30 cm.) appartiene al Mus. Naz. del Bargello (inv. Br. 33), ma è in deposito nel Museo di Pa­lazzo Davanzati (inv. 161). (13) Mansuelli 1961,101, n. 120. Per la sua probabile originaria pertinenza alla collezione di Lorenzo il Magnifico, rinvio ad un mio lavoro cit. a nota 2. 120

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