Janus Pannonius Múzeum Évkönyve (1962) (Pécs, 1963)

Sarkadiné Hárs Éva: Lüszterfényű kerámiák és a Zsolnay eosinmázas edények

l'influsso orientale e fra il decoro grotesco del Rinascimento. Nel 1520 appariscono le prime scodelle di smalto di lustro di colore di rubino (7). NeU'ornamentazione di queste il maestro lascia la tradizione hispano-moire­sca. L'ornamento arabesoo e stilizzato lo se­guono motivi del Rinascimento, scene figura­te e storie délia mitológia. Cammina dunque insieme con la corrente ceramica délia sua età, ma il maestro Giorgio oltre alla novita. délia figurazione produce con la sua nuova tecnica di smalto molto di più dei contempo­ranei. Il numero délie sue opère rimaste non è alto. Due sue scodelle segnate con la data del 1532 sono custodite nella oollezione del Mu­seo Civico di Bologna. Lo smalto di queste scodelle dipinte con figurazione luocica cri­stallino ed è iridescente di colori rosso, do>ra­to, verde e violaceo. Anche il nostro Museo délie Arti Industriali possiede un' opera del maestro Giorgio l'ornamento délia quale è una délia scena mitologica: è la figura forse di Danae. Nel Museo Municipale del Palazzo dei Con­soli di Gubbio si custodisce l'unica scodelletta figurata del maestro. Seconde le testimonian­ze délie fotocopie le scodelle del maestro Giorgio si trovano in maggior numero nel Museo British di Londra, ma alcune délie sue opère sono tesori gelosameinte custoditi nelle odllezioni dei Musei di Berlino, Venezia, Bre­scia, Pesaro ed Arezzo. Il segreto di Giorgio Andreoli rimaneva conservato a Gubbio dal Medioevo fino ai nostri tempi. In questa vecchia città piccola e pittoresca si sente anche oggi la presenza del Mastro Giorgio. Lo dimostrano non soltanto la via e la piazza intitolate a lui, ma anche le officine ceramiche costruite a volta che si ve­dono dappertutto. Sopra la porta di tutte le officine si puô leggere l'iscrizione : Fabbrica Ceramica Artistica „Mastro Giorgio". Ma dél­ia fabbricazione dello smalto di lustro del Maestro Giorgio si occupa oggi soltanto uni­co suo sucoessore: il oeramista Carlo Alberto Rossi (fig. 8—9.). Anche lui corne il Maestro Giorgio nel medioevo doveva inventare di nuovo con lungo ed assiduo lavoro e con nu­merosi esperimenti il segreto délia tecnica difficile dello smalto ridotto. La tecnica oo­stosa esigendo una grande erudizione e por­tando con se molti rischi ed insuccessi ricom­pensava e ricompensa anche oggi il lavoro con la sua bellezza e il suo valore artistico. Ma la tradizione delTeminente maestro me­dioevale di ceramica, Giorgio Andreoli con­tinua a vivere non soltanto a Gubbio. In fine del secolo XIX. rinacque a Pécs nella sua pompa magnifica lo smalto di lustro di colore metallico di Gubbio. Guglielmo Zsolnay, il fondatore di gran talento délia Fabbrica Ce­ramica di Pécs fece risuscitare lo smalto di colore di rubino del Maestro Giorgio e svilup­pando la tecnica erano fabbricate con rieche variazioni le ceramiche artistiche splendenti e multicolori. La sua fantasia ininterrottamente investi­gatrice si occupava già in fine del 1880 del segreto dello smalto di lustro iridescente. I vasi cosiddetti ,,di lustro" invece che sono cotti in alto calore e fatti in questi anni non sono ancora iridescenti. In settembre deU'anno 1891 Vincenzo War­tha, il professore rinomato del Politecnico di Budapest passe- alcuni giorni a Pécs come o~ spite di Guglielmo Zsolnay. Decisero in quest' occasione di continuare i loro esperimenti riferentisi alla ricerca dello smalto di lustro di colore metallico e di informarsi reciproca­mente dei successi ottenuti. Dopo il primo incontro cominciarono a fare corrispondenza, poi neu' estate del 1892 il Wartha passava lungo tempo dal Zsolnay. Le possibilité teeni­che délia fabrica di Pécs, la sapienza pratica e la grande esperienza di Guglielmo Zsolnay fa­cilitavano anche per Vincenzo Wartha che po^ tesse realizzare le ricerche teoretiche. Dopo il primo incontro scrive nella sua lettera di aver studiato molto dal Zsolnay. Facevano insie­me i loro esperimenti, cuoeevano i pezzi di prova in una stufa portatile, esaminavano e discutevano sul risultato ottenuto. Oambiando le loro esperienze passé anco­ra un anno intero finchè in luglio del 1893 Vincenzo Wartha riusci ad analizzare lo smal­to di Giorgio Andreoli. „Il rubino famoso e trasparente di Giorgio Andreoli e il lustro d'argento non sono più segreti" scrisse nella lettera mandata a Guglielmo Zsolnay in 5 luglio del 1893. (8) I primi vasi di lustro svi­lupparono il loro splendore di colore di rubi­no. Il Zsolnay ed il Wartha diedero il nome „eosin" allô smalto magnifieo perché lo splendore H fece ricordare Г aurora (eos in greco: aurora). (9) Questi primi vasi di eosin non avevano ancora lo splendore di lustro iridescente, brillavano invece con la luce di métallo cristallina, trasparente e dura. II lustro di Gubbio interessava Vincenzo Wartha soltanto fino alia scoperta del segreto. Le sue esperienze teoretiche le diede al col­lega scienziato, Guglielmo Zsolnay che conti­nuava il lavoro nella fabbrica di Pécs. Era poco si provava anche di altri oolori, poi ap­plicô un metodo di dipingere con poltiglia d'eosin sulla superficie coperta di smalto fon­damentale. In alcuni anni allargo e perfezio-

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