Győri Tanulmányok. Tudományos Szemle 41/2020 (Győr, 2020)

Forrásközlések - Domokos György - Bagi Zoltán Péter: Francesco Mella kapitány levelei Győr 1597. évi ostromáról

DOMOKOS GYÖRGY - BAGI ZOLTÁN PÉTER c’hano preso li hano fati morire et che in Giaverino non si stima il nostro campo e ancora non si è dato pricipio a far cosa alcuna a questo piacia salvo che alcuni forti quali sono questi: vi è il nostro su la Rabanisa, vi è un forte che a fato li italiani su la Raba, discosto dal nostro forte un miglio e meso italiano, vi ano dentro sinquesento homeni et trecento cavali, ma alquanto fori del forte, vi è un altro forte che ano fato li valoni, l’ano gitata a tera e discosto da la fortessa mezo miglio italiano, e a l’incotro de la porta che va a Alba Regai vi è poi un altro forte che ano fato li francesi da l’altra parte di Comare verso il nostro campo, discosto un miglio da la nostra con dentro sinquecento homeni e quatrocento cavali, hano poi fato un altro forte da l’altro lato del Danubio per sicureza de un ponte che traversa deto Danubio, ogni note a tutte tre le porte vano sinque cento soldati la notte alogionsi apreso la porta perché non intra il socorso. Questa è tutta la diligiensia che se usa a torno questa fortesa, hor veda Vostra Eccellenza se stemo a questo zuocho se pigliaremo la fortesa ne vi è risulucione alcuna. Ho promesso di dar conto a Vostra Eccellenza come feci quando andai a riconosere la porta che guarda verso noi, così non voglio mancare ma non vorei già che Vostra Eccellenza credese che io lo dicesi per ciantormi più che quando bisognava. Ne cavarò fede da questo regimento. Andasimo adonque con sinque cento homeni alogiarsi apreso alla fosa, quatrocento pasi andante dove in deto locho se fece una tirnciera per coprire il nostro quartiere, poi se avasò innanti vinti homeni nel borgo qual’è tutto disfato per conosere se vi era nemici, e poi andasimo quel capitano gienovese et io benissimi armati sini a Rabanisa che pasa davanti la fortesa ma vi è un pocheto di argiene, lo si pò pasar a piede questa aqua, è lontano da la fosa mezo tiro di mare. Pasasimo questa pocho argierevelo et andasimo basi alla volta della fosa se afermasimo dirimpeto la porta corcati in tera su la contrascarpa della fosa in un certo posto fato in fogia di revelino vi era un corpo di quardia de li turchi (...) vedello locho [2v] da un quarto di hora dove vedesimo che a megio il ponte vi era un buon rastelo e poi il ponte levadore del che quando fuse stato gitato a tera il rastelo si poteva atacar il petardo come si fece a Tata, è vero che era lì facile et che vi serebe morto de la iente ma non saria stato gran cosa che non si fuse atacato. Tornasimo per adietro a nostro paso et si facesimo sentire ma a posta. Li turchi ne tiraveno sinque archebugiate ma non ve acolse niuno per la scurità della notte et stesimo con il nostro squadrone di fanteria sino megia hora avanti il giorno e poi se ne venisemo al quartiero che cernirà per fine della presente et a Vostra Eccellenza con ogni umiltà et riverencia li bacio le mane, de forte sotto Giaverino, il primo ottobre 1597. Di Vostra Eccellenza Illustrissima umilissimo et devotissimo servitore, Francesco Mella Hogi li Turchi hano preso tre barche nostre, de quali venivano al nostro quartiero per aqua, venivano d’Altoinburgo et erano piene de gabieri et s’è fato una bela scaramusa et se dice che questa notte ariva il socorso, siamo tutti in arme, ma tutti presi per la morte del nostro capo. 122

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