Tüskés Anna (szerk.): Omnis creatura significans - Tanulmányok Prokopp Mária 70. születésnapjára (2009)
Antik és középkori művészet
Essays in Honour of Mária Prokopp cento cfr. Beltrami, Luca: La Pusterla dei Fabbri. Milano 1900, pp. 56-62. 13 Cfr. Panazza, Gaetano: L’arte romanica. In: Storia di Brescia. I. Brescia 1963, pp. 711-822, specie p. 770. 14 Cfr. Mirabella Roberti, Mario: Archeologia ed arte di Brescia romana. In: Storia di Brescia. I. Brescia 1963, pp. 231-320, specie p. 305. 15 Cfr. Clonfero, Guido: Gemono del Friuli. Guida storico-artistica. Udine 19753, p. 151 fig. 95; Menis, Gian Carlo: Civiltà del Friuli centro-collinare. Pordenone 1984, p. 42 e schede 1, 7; Patat, Piera: scheda 2. In: Il Duomo di S. Maria Assunta di Gemono. Gemona 1987, p. 198. 16 II muraglione di contenimento del sagrato del Duomo di Gemona presenta al centro una lastra quadrata (incorniciata dal tipico motivo ornamentale veneziano a prismi sfaccettati, che ricorre negli elementi architettonici riferibili ai decenni centrali del Trecento dello stesso Duomo) col monogramma di un non identificato camerario della locale famiglia Montegnacco Fantone. Lo stesso emblema compare entro uno scudo gotico, databile per la sua forma al pieno XIV secolo — visto che in seguito si sarebbero usati scudi lunati e poi a tacca —, nel fianco destro della chiesa, in costruzione fra 1327 e ’37. Pertanto, non credo che il muraglione del sagrato risalisse al 1441, data che si leggeva in un’iscrizione qui posta, trasferita nell’Ottocento sulla facciata del Duomo. Ammesso che tale epigrafe si riferisse davvero al muraglione, avrà forse riguardato un restauro. 17 Cfr. Deuer, Wilhelm-GRABMAYER, Johannes: Transromanica. Aufden Spuren der Romanik in Kàr- nten. Klagenfurt 2008, p. 130: “An der Westfas- sade fallen unregelmàssige Ortsteinquadern sowie ein Okulus fiber dem bescheidenen Portai auf, das mit Spolien römischer Grabkanten eingefasst ist, unter ihnen ein Medusenkopf von einer Fir- stkappe.” 18 Cfr. ibidem, pp. 136-137. 19 Cfr. ibidem, p. 158. 20 Cfr. ibidem, pp. 202-203. 21 Cfr. ibidem, p. 102. 22 Cfr. fra l’altro Mucher, Wilhelm: Die Dóm- und Wallfahrtskirche Maria Saal. Klagenfurt 1972; Kàrnten-Steiermark (Kunstdenkmàler in Öster- reich. Ein Bildbandbuch). A cura di Reinhardt Ho- OTZ, Darmstadt 1976, pp. 388-389. 23 Sulla chiesa cfr. Schwarz, Mario: Klosteìmeuburg (NÖ), Augustiner Chorherren-Stiftskirche. In: Ge- schichte der bildenden Kunst in Österreich, Friih- und Hochmittelalter. A cura di Hermann Filutz. Miinchen-New York 1998, scheda 57, pp. 269- 27324 Cfr. Dahm, Friedrich: Das Riesentor von St. Stephan. In: 850 Jahre Sankt Stephan — Symbol und Mitte in Wien 1147-1997. Catalogo della mostra (Vienna, Historisches Museum der Stadt Wien, 1997). Wien 1997, scheda 2.1, pp. 63 ss., specie pp. 65-66, che sospetta che il busto antico sia stato occultato perché interpretato come ricordo del paganesimo e perciò sostituito dalla scultura di un grifone, tradizionale simbolo cristico a causa delle sue due nature di aquila re del Cielo e leone re della terra. 25 Cfr. Cuscito, Giuseppe: Le epigrafi medievali dei patriarchi tra Aquileia e Grado. In: Aquileia nostra LXII, 1991,1, coll. 141-188, specie coll. 170- 171. 26 Cfr. Salmi, Mario: L’Abbazia di Pomposa. Milano 19662, pp. 91-92, 259-260, che dubita a torto della storicità della collocazione del busto sopra all’epigrafe. 27 Cfr. Wolters, Wolfgang: Il Trecento. In: Le sculture del Santo di Padova. A cura di Giovanni LO- RENZONI (Fonti e studi per la storia del Santo a Padova, Studi IV). Vicenza 1984, pp. 5-30, specie PP- 5-728 Cfr. Deuer-Grabmayer 2008, p. 94. 29 Cfr. Codice diplomatico padovano, dal secolo sesto a tutto l’undecimo. Venezia 1877, doc. 259 pp. 283-285: 23.07.1079 “Enrico IV conferma al vescovo di Padova i possedimenti e privilegi accordati dai suoi predecessori e ne aggiunge in dono altri ancora”; doc. 304 pp. 328-330: 26.06.1090 “Enrico IV dona la città di Padova al vescovo di essa”; doc. 311 p. 336 “Enrico IV conferma ai canonici di Padova i loro privilegi”. 30 Cfr. Gaberscek, Carlo: Il Romanico. In: La scultura in Friuli, I: Dall’epoca romana al Gotico. A cura di Maurizio Buora. Udine 1981, pp. 64-65. 31 Cfr. De Francovich, Géza: Benedetto Antelami architetto e scultore e l’arte del suo tempo. Fi- renze-Milano 1952, pp. 97-98. 32 Cfr. Menis 1984, scheda 22; Patat 1987, scheda 6, pp. 199-200. 33 Cfr. Tigler, Guido: Scultori itineranti o spedizioni di opere?Maestri campionesi, veneziani e tedeschi nel Friuli gotico. In: Itineraria. Artisti in viaggio 1300-1450. Presenze foreste in Friuli-Venezia Giulia. Atti del convegno (Villa Manin di Passariano 2002). A cura di Maria Paola Frattolin. Udine 2003, pp. 122-168, specie pp. 133-137. 34 Cfr. Dahm, Friedrich: Zwei Pfeilerreliefs, in Idem, Die frilh-und hochmittel-alterliche Skulptur Öster- reichs. Die Steinbildwerke. In: Geschichte der bildenden Kunst in Österreich. I cit., 1998, pp. 361- 363; Geyer, Roderich: Bauwerke der Pfarre St. Stephan in Tulin. Salzburg 2000, p. 7-9. 35 Cfr. Hootz 1976, p. 416; Dahm, Friedrich: Relief- biistefiir Bischof Walther. In: Dahm 1998, p. 367. 36 Cfr. Mor, Luca: La ‘stele’di Mereto di Tomba. In: Gli echi della terra. Cultura celtica in Friuli: dati materiali e momenti dell’immaginario. Catalogo della mostra (castello di Gorizia 2002) cura di Fabio Cavalli. Pisa 2002, pp. 18-19. Lo studioso mi segnala gli analoghi, ma più tardi, esempi di rein31