Tüskés Anna (szerk.): Omnis creatura significans - Tanulmányok Prokopp Mária 70. születésnapjára (2009)
Antik és középkori művészet
Omnis creatura significans chiesa romanica del Priorato di Wieting, sempre presso Sankt Veit, dove c’è una figura femminile proveniente da un monumento sepolcrale romano, poi decapitata forse per esorcizzarne il fascino pagano;18 nel portale Nord del Kamer (cappella cimiteriale rotonda) della seconda metà del Duecento di Sankt Lambert a Pisweg presso Gurkp9 all’esterno del Karner della parrocchiale, intitolata alla Madonna, di Globasnitz in Carinzia meridionale, dove c’è una testa femminile clipeata proveniente da una stele terminante in clipeo sul tipo di quella di Camporosso;20 e passando all’età gotica, dietro l’abside della chiesetta di Sankt Jakob a Lendorf presso Klagenfurt (fig. 8), dove sotto alla trecentesca monofora trilobata è stata murata una lastra marmorea quadrata internamente clipeata con testa femminile indossante un curioso copricapo dall’aspetto esotico (si tratta di una defunta di origine orientale o di una sacerdotessa di un culto esotico, come quello di Iside?).21 Ovviamente mi avvedo del rischio di assegnare al Medioevo il riutilizzo ornamentale di sculture antiche che potrebbero anche aver raggiunto le loro attuali sedi in epoche molto più recenti per ‘colpa’ di qualche intellettuale o sacerdote appassionato di antiquaria, come è avvenuto nel tardo XVI secolo per le steli assemblate nel cimitero attorno alla parrocchiale di Tarvisio e nel 1830 per quelle murate nella torre civica di Ptuj nella Stiria slovena. In tal senso un caso impressionante è quello del fianco destro della chiesa mariana di Maria Saal in Carinzia, edificio di remote origini più volte ricostruito e rimaneggiato, la cui parete esterna Sud appare del tutto rifatta dopo l’incendio del 1669, dove sono murate assieme a numerosi epitaffi cinquecenteschi e successivi almeno una dozzina di pregevoli steli antiche provenienti dalle rovine della vicina Virunum, lo scomparso capoluogo del Norico (oggi Zollfeld e Magdalensberg).22 Anche all’interno della chiesa, che conserva forme gotiche, nella Sa- chsenkapelle fondata nel 1451 da Barbara Sachs, si trovano un sarcofago strigilato romano contenente le reliquie di san Modesto e una stele recante l’iscrizione in ricordo di Januarius Virunensis, su cui è oggi posto uno Schmerzensmann ligneo barocco — certo a simboleggiare la nemesi del Cristo sulla Roma pagana, che l’aveva condannato — e tale allestimento difficilmente sarà anteriore, per l’appunto, al Seicento, quando era ancora in uso il ‘barbarico’ trono doppio di Zollfeld, assemblato nell’Alto Medioevo con le pietre dell’antica Virunum, su cui venivano incoronati i duchi di Carinzia prima sloveni e poi tedeschi. Tuttavia anche in un caso come questo non è del tutto da escludere che già nella sua facies romanica la parete meridionale della chiesa, che essendo rivolta verso l’abitato fungeva da facciata, fosse stata impreziosita in qualche misura con del materiale di spoglio. Ed infatti un analogo riuso sul fianco meridionale di una chiesa romanica, rivolto verso l’abitato e fungente da facciata, lo ebbero sicuramente fin dall’origine varie steli figurate del- l’Abbaziale di Klosterneuburg in Bassa Austria, oggi esposte nel Museo dell’Abbazia — non quelle prima menzionate murate già nella cisterna —, una chiesa documentatamente costruita per i canonici regolari agostiniani fra 1114 e 1136, il cui partito absidiale cita alla lettera quello lanfranchiano del Duomo di Modena, iniziato nel 1099, per cui è ipotizzabile che anche l’interesse per le steli antiche fosse venuto dall’Emilia.23 Più complesso il caso del portale Ovest di Santo Stefano a Vienna (il cosiddetto Riesentor), databile fra 1240 e ‘50 circa, nella cui parete interna destra in basso nel 1996 è stata riscoperta una stele con ritratto femminile, che sembra inizialmente essere stata qui murata con intento di valorizzazione estetica, ma che poco dopo è stata coperta da un grifone, e dunque nascosta per secoli.24 Altra questione è quella del reimpiego delle steli con conferimento di nuovo significato e talvolta con rilavorazione. Nel 2007 ho individuato i seguenti casi italiani: la stele con tre membri — due maschi e una femmina — di una antica famiglia aquileiese, murata nel 1106 all’esterno del Duomo di Aquileia e identificata, grazie ad una nuova iscrizione che corre tutto intorno e all’abrasione della epigrafe antica, col duca di Carinzia Enrico, la moglie Luicarda ed il patriarca Vo- dolrico I, autori di una donazione;25 il busto clipeato antico murato nel nartece dell’abbaziale di Pomposa (Ferrara) e identificato, mediante l’iscrizione sottostante, coll’abate Giovanni da Vidor, che intorno al 1150 promosse lavori a quella chiesa;26 la stele con coniugi antichi sistemata sopra al baldacchino dell’arca Fig. 7. Strassburg (Carinzia), mura civiche, rilievo con busto del vescovo Walther e leone, 1213 circa 28