Prokopp Mária: Un nuovo crocifisso dipinto del trecento nel Museo Cristiano di Esztergom (1974)
158 MÁRIA PROKOPP Fig. 1. La croce dipinta prima del restauro — Esztergom, Museo Cristiano terra di Siena con linee doppie ha come base una catena di motivi ovoidali orizzontali e verticali, composti originariamente di lamine d’argento. Sui due fianchi laterali questi motivi formano un’orlatura dentellata di tinta azzurra, mentre all’interno del nastro si configurano in tante V rivolte l’una verso l’altra e colorate di cinabro. I campi interni della catena verticale sono di colore azzurrognolo (fig. 3). Sul davanti della croce interna dipinta appare la raffigurazione di Cristo morto in croce. 11 corpo appare realisticamente appeso per le braccia, di modo che i fianchi scendono un po’ verso destra e le gambe si piegano alle ginocchia; la testa, chinata da un lato, sprofonda tra le spalle. Già questa breve descrizione indica inequivocabilmente la cerchia più larga cui si collega la croce del Museo di Esztergom. Sia la forma della croce che il carattere della raffigurazione ci orientano verso le croci dipinte italiane note fin dal secolo XII.3 Esaminando il problema dal punto di vista iconografico troviamo che dopo le raffigurazioni della croce senza corpo dei secoli IV—VI — sui lati dei sarcofaghi, nelle oreficerie e nei mosaici monumentali — le prime Crocifissioni presentano Cristo vivo e trionfante, ritto in piedi. Dopo l’esempio precoce del rilievo della porta di S. Sabina a Roma, questo tipo si riscontra in Italia in pitture murali monumentali fin daH’VIII secolo (Roma, S. Maria Antiqua, S. Vincenzo al Volturno, S. Angelo in Formis, ecc.). Anche le croci dipinte più antiche quelle di Guglielmo, del 1138, di Alberto Sozio del 1187, quindi le opere del primo Duecento, sopratutto lucchesi, pisane, fiorentine e umbre — seguono il tipo tardo antico, di origine ellenistica, dell’arte romanica: il Cristo trionfante eretto nel corpo. A partire dal secondo terzo del Duecento comincia ad affermarsi gradualmente, anche nella serie delle croci dipinte, la rappresentazione de} Cristo sofferente, di origine bizantina, per quanto il tipo del Cristo trionfante si possa riscontrare ancora nel 1310 (Pisa, Museo Civico, N. 9). Il più antico esempio a noi noto della croce dipinta con un Cristo morto martirizzato è il crocifisso firmato di Giunta Pisano che risale al 1236 circa, nella basilica di S. Maria degli Angeli ad Assisi. Dal punto di vista della croce di Esztergom va notato che è nell’opera di Giunta che appare per la prima volta, sullo sfondo del corpo, il disegno ornamentale. Il tipo del Christus patiens di Giunta Pisano si era diffuso in tutta Italia nella seconda metà del Duecento. Un grado ulteriore dello sviluppo è dato in Toscana dalle pitture di Coppo di Marco- vahlo, quindi del Cimabue. La croce di Cimabue, anteriore al 1288,4 già nella chiesa ora nel refettorio — di S. Croce a Firenze, segna il culmine del tipo bizantino della Crocifissione costruito su un ritmo lineare decorativo. Nello stesso tempo però presenta anche diversi aspetti nuovi. Così, al volto sofferente ritratto da Giunta subentra un viso calmo, rasserenato dalla morte, e il perizoma di lino dalle pieghe più dure che figura nelle immagini di periodo anteriore viene ora per la prima volta sostituito dal velo delicatamente drappeggiato tipico delle opere trecentesche. Ma il nodo che trattiene il perizoma è sempre legato nella maniera tradizionale. Dal punto di vista formale l’opera di Cimabue è caratterizzata dalla presenza di superfici modellate con estrema delicatezza che smorzano del tutto le forme dure taglienti di Giunta e di Coppo. Le forme del maestro, abituato con gli affreschi di Assisi alla composizione monuAcla Hist. Art. Hung. Tomus 20, 1974