Kiss Katalin: Vecchie Fabriche - La nostra Budapest (Budapest, 1993)
stabilimento industriale dall’aspetto moderno, ma inva- no. Come non si puö trasformare una cittadina medie- vale, dai vicoli tortuosi, in una metropoli, cosi neanche la fabbrica di navi, in contínua espansione dall’inizio deH'Ottocento, fatta di caotiche serie di cantieri, diventö unó stabilimento industriale dall’organizzazione moder- na. Gli investimenti dopo la seconda guerra mondiale si limitarono al minimo, non si introdusse nessuna mo- dernizzazione tecnologica, e in possesso déllé sicure commissioni sovietiche questo non era neanche neces- sario. La cattiva gestione della fabbrica divenne owia soltanto quando, dopo il crollo del regime, la direzione doveva trovare nuovi mercati. Gli investitori stranieri ehe all’inizio arrivarono con l’intenzione di continuare la costruzione di navi, oggi l’Isola della Fabbrica di Navi non la ritengono altro ehe un terreno dalle buone condi- zioni per la costruzione di altri stabilimenti. Tuttavia l’isola ehe é famosa per le labili condizioni del suolo, per i passaggi sotterranei e per le alluvioni, potrebbe diventare un terreno edificabile solo a costi irreali. La fabbrica fu liquidata e gli impianti trasferiti. Conoscendo le condizioni e la storia dello stabilimento, si potrebbe pensare a un complesso centro culturale e commerciale, dove il guadagno della sfera commercia- le potrebbe mantenere gli istituti culturali, incapaci della manutenzione di se stessi. Inoltre, il Museo Nazionale della Tecnica non ha una sede adatta, cosicché puö aumentare la sua collezione solo ad un ritmo limitato. In questi cantieri invece ci sarebbe posto per la colloca- zione di un’esposizione a livello europeo, ehe potrebbe assumersi la cura della rinascita degli ingegneri unghe- resi, il lavoro di ingegneria, o lo sviluppo tecnico, e anche alia loro riabilitazione a livello mondiale. Il Museo di Tecnica potrebbe essere completato, ed in parte finanziato, da un’esposizione e vendita di merci ehe presenterebbe il livello piü moderno della tecnica. Cosi si potrebbe anche evitare la demolizione in mássá, e conservare, anzi completare l’unitaria struttura architet- tonica dello stabilimento industriale. Anche fra gli abitanti di Óbuda in pochi sanno ehe al lato occidentale dell’isola, dove oggi ci stanno solo déllé gigantesche gru, la terra nasconde dei segreti. Qua stava il Palazzo di Luogotenenza della cittä romána, le cui rovine, óra coperte dalia terra, sono degne della cura e dell’apprezzamento dei posted. In base ai bolli dei mattoni e ágii altari votivi, con l’analisi dello stile dei mosaici e affreschi si puö determinare con sicurezza 16