László Szederkényi: La partecipazione dei cristiani alla vita politica nell'epoca precostantiniana - Studia Theologica Budapestinensia 33. (2008)

IV. LA PARTECIPAZIONE DEI CRISTIANI ALLA VITA PUBBLICA DAL II. SECOLO FINO ALL'ETÁ DI COSTANTINO - 3. Il problema del culto pagano

Taziano afferma che "Voi greci [...] vi siete esercitati più nel poli- teismo che nella monarchia, voi pensate di dover seguire i démoni come se fossero forti"189. Quindi la definizione degli dèi pagani come forti, significava che essi hanno carattere demonico. In tal modo Ta­ziano vuole sottolineare che il culto pagano è pericoloso, perché sono presenti le forze dei démoni. Egli non Ioda gli spettacoli ehe insegna- no la superstizione, l'omicidio, l'adulterio, la fornicazione, 1'impudici- zia. Inoltre questi rappresentano un'accusa contre gli dèi190. Taziano non dimentica di condannare Tattività dei gladiatori ehe avevano ru- olo importante durante gli spettacoli191. Anche Teofilo di Antiochia dice che il politeismo ha l'origine de- monaica192. Ne consegue ehe anche il culto pubblico e ogni forma dell'idolatria proviene dal Satana. Il carattere immorale degli spetta­coli dimostra l'origine demoniaca della religione pagana193. Atenagora non chiede né il rispetto né il riconosciemento della religione cristiana né la conversione degli imperatori al cristianesimo e l'abbandono della religione pagana, ma chiede soltanto ehe accanto alle tradizioni dei vari popoli dell'impero essi ammettano anche quel­le eristiane194. Comunque non dimentica di condannare gli spettacoli immorali ehe rappresentano l'omicidio. Mentre i pagani accusano ini- quamente i eristiani d'omicidio e antropofagia, i pagani guardano vo- lentieri i giochi dei gladiatori e gli altri spettacoli195. Da un lato i eristiani si presentano come una comunità religiosa con le loro leggi e costumi ereditati dai padri e ehe sta süllő stesso piano dei vari popoli delle città dell'impero. Dall'altro essi non chie- dono più ai romani di abbandonare i lore costumi, ma di permettere ai eristiani di conservare i propri, cosî corne gli altri popoli possono conservare i loro costumi196. Dunque se i eristiani non chiedono la conversione al cristianesimo, neanche i pagani chiedano la partecipa- zione al culto pubblico e l'osservanza dei costumi pagani. 189 Discorso ai greci 14, 1. 190 Cfr. Discorso ai greci 22, 2. 191 Cfr. Discorso ai greci 23. 192 Cfr. Ad Autolico II, 28. 193 Cfr. Ad Autolico III, 15. 194 Cfr. Supplica intorno ai eristiani 1, 1-3. 195 Cfr. Supplica intorno ai eristiani 35, 4. 196 G. Jossa, I eristiani e l'impero roinano da Tiberio a Marco Aurelio, p. 161-162. 46

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