László Szederkényi: La partecipazione dei cristiani alla vita politica nell'epoca precostantiniana - Studia Theologica Budapestinensia 33. (2008)
IV. LA PARTECIPAZIONE DEI CRISTIANI ALLA VITA PUBBLICA DAL II. SECOLO FINO ALL'ETÁ DI COSTANTINO - 3. Il problema del culto pagano
trasmesse dagli antenati; cosî tutte le pratiche religiose a carattere privato, individuale e tutte le religioni , tutti i culti stranieri ehe non erano stati riconosciuti dalla pubblica autorità. Inoltre i Romani con- sideravano superstitiones anche tutte le forme esagerate, fanatiche di religiosità ehe indulgano a pratiche aberranti di culto e ad angosce inutili degli dèi. In tal modo superstitiones erano tutti i culti orientali e tutti gli altri culti ehe non valevano niente agli occhi dei Romani colti , in particolare la religione guidaica e quella egiziana e naturalmente il cristianesimo. Insomma la superstizione era considerata come una religione straniera, superflua, vana e viziata da pratiche fanatiche137. Porfirio definisce il cristianesimo come una dottrina molto pericolosa, di origine barbarica fondata su una fede fanatica; è ostile nei confronti della saggeza, della cultura e della scienza e cosî è nemica della civiltà ellenistica138. Si tratta non soltanto della distruzione dei valori dei popolo più nobile e più saggio, ma di un pericolo per la pace e l'unità interna dell'impero139. Quindi il cristianesimo è un mo- vimento politicamente sovversivo per Porfirio. Anche se la nuova religione si considerava un movimento fondamentalmente religioso, a causa della connessione stretta tra la vita religiosa e politica nel mon- do antico, Porfirio caratterizza i cristiani come nemici dell'impero. Nella città antica era impossibile nascondere la propria religione, perché in questo tempo tutti sapevano tutto di tutti. Se qualcuno non partecipava al culto civico e agli spettacoli e mancava il culto familiare o rifiutava di praticare certi mestieri e il giuramento agli dei, aveva difficoltà nei rapporti sociali. In tal modo non era difficile individuare la religione dell'uomo, perché questi erano i segni univoci della cristia- nità140 e se un uomo importante diventava cristiano, quest'evento non poteva rimanere in segreto. Ma se qualcuno voleva andare lontano dalla sua città era possibile e facile, perché non esisteva un'efficiente organizzazione di polizia per organizzare la ricerca dei cittadini eccet- to ehe si trattasse di un personaggio importante141. 137 G. fossa, II cristianesimo antico. Dalle origini al concilio di Nicea, Roma, 1997, p. 80. Cfr. A. Hamman, Superstizione, in DPAC II, coli. 3336. 138 Cfr. Fragmentum 39. 139 Cfr. Fragmentum 64, 13. 140 A. Di Berardino, Obiezione di coscienza e seroizio civile nella Chiesa precostantiniana, p. 121. 141 A. Di Berardino, Obiezione di coscienza e seroizio civile nella Cliiesa precostantiniana, p. 111-112. 34