Folia Theologica 20. (2009)

Fehér Tivadar: Qohelet 5,17-19

76 FEHÉR, Tivadar Se l'uomo prende quello che ha dato a lui Dio, è contento. Come con- seguenza viene la gioia. Uno stolto mai è contento, pereid mai ha Tes- perienza della gioia. II giudizio suo non è altro che di essere sempre in­felice.68 4) Un simile problema disturba la gioia di un uomo ricco nella quar­ta frase, in cui si manifesta 1'idea dei godere di Qo: jrto nix-ibi nlntíbrbtoxb nsptíx alp ’jx ’mxn-ntfx run 5,17a ibpa-Spa Nella sezione 5,9-19, viene alla luce la stessa esperienza come per il re Salomone: la potenza materiale si puô perdere, e la sventura della vi­ta distrugge la gioia. Qo nello stesso modo offre la soluzione. Il ricco trova la sua soddisfazione nell'uso dei béni terrestri, se li riceve corne il dono di Dio. Ricchezza "in sé" è neutrale, ma "se Dio /la/ concede all'uomo..." (5,18) - egli con gioia puô mangiare e bere. L'interna decisione solleva o distrugge la vita. 5) La quinta dichiarazione di gioia: r? típ&n nnn bnxb alp'yx n#x nnpien-nç bx ’nnapi 8,15a nlrKôbi bi?xb-ox La sezione 8,10-15 è un po' difficile spiegare. Secondo Whybray69 nel versetto 8,11 si trova il cuore dei problema: se non viene presto la con- danna della malvagità, l'uomo è pronto a fare il male. Pro Qo meglio evitare la strada del malvagi (8,12b-13), e mettere la propria sorte nelle mani di Dio. È meglio "mangiare e bere", cioè usare quello ehe dà Lui, perché solo da Dio viene la gioia. 6) La frase sesta e il suo contenuto: ^ nmh ^bpb nnntoa bax qb 9,73 nonybx -ppa-bi) iptíi opab ynaa vn’ nirbpa 9,8 nanxnpx npi-roii o"'n nxn 9,9 68 Ibid. 89-90. 69 Ibid. 90.

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