Folia Theologica 14. (2003)
Katalin Hársfai: Analisi degli elementi principali che configurano la struttura della etica cristiana secondo Agostino nell 'De Moribus'
34 K. HÁRSFAI dell'uomo. Il bene del corpo, è l'anima13 (e non l'assenza del dolore etc). Agostino cercava il bene dell'anima, poi, il Supremo Bene dell'anima che précéda l'anima e seguendo la quale, questa diventa ottima14. Il Supremo bene dell'anima non è la virtù perché la quella o nell'anima o è per sé, o si trova in un altra anima. Nell' ultimo caso sarebbe un sapiente o Dio, ma solo Dio è indefettibile15. Solo Dio è indipendente dall'uomo e superiore a quello e soddisfa le richieste di Summum hominis Bonum. Si conclude: Dio è oggetto adeguato del desiderio di beatitudine, è il Supremo Bene16: Nel De moribus viene presentata l'idea di Agostino sulla beatitudine, vista come punto di partenza nella edificazione della morale cristiana. Nei capitoli seguenti17 Agostino spiega dettagliatamente, corne un cristiano realizzi nella sua vita quest'idea, in quale modo possa arrivare alla beatitudine. Ogni cristiano praticando le virtù, soprat- tutto l'amore, mediante l'identificazione con Cristo, con l'aiuto del- lo Spirito Santo, arriverà a Dio. Il fine della vita morale cristiana è la beatitudine, ehe si trova in Dio. Per l'uomo, amare Dio è un dovere morale, ma quest'amore ci porta alla beatitudine, e cosi la beatitudine, nello stesso tempo, diventa il criterio della moralità. Agostino mantiene l'insegnamento antico, secondo il quale, la nostra felicità 13 Ibidem 1,5,7: “Est ergo summum corporis bonum, non voluptas eius, non idolatria,non vires, non pulchritudo, non velocitas et si quid aliud in bonis corporis numerari solet sed omnino anima.” 14 Ibidem 1,5,7: “ ....invendium est, si quid animam praecedit ipsam, quod cum anima sequitur, fit in suo genere quam potest optima.” 15 Ibidem 1,6,8: “... id erit hominis optimumquod animam optimam facit” ....e continua Agostino in Ibidem 1,6,9: “...virtus animam faciat optimam” e poi si serivé una lunga spiegazione perché non segue l’anima la virtù. Ibidem: “Quodlibet / enimeorum sit, sive etiam per sese esse possit virtus sine anima, sive nisi animae inesse non possit, procul dubio aliquid anima sequitur ut virtutem assequatur, id erit aut ipsa anima aut virtus aut aliquid tertium.” Finalmente conclude: Ibidem 1,6,10: “ Hoc igitur aliud, quod seguendo anima virtutis atque sapientiae compos fit, aut homo sapiens est, aut Deus .....Deus igitur restat quem si sequimur, bene, si assequimur, non tantum bene sed etiam beata vivimus.” 16 Ibidem 1,6,10: “Deus igitur restat quem si sequimur, bene, si assequimur, non tantum bene sed etiam beate vivimus.” 17 Ibidem.