Folia Theologica 11. (2000)

József Török: Santo Stefano, il primo re D'Ungheria e l'organizzazione della Chiesa Ungherese

SANTO STEFANO, IL PRIMO RE D’UNGHERIA 145 Veszprém ha cosi ottenuto il rángó di cittá déllé regine ungheresi. II ve- scovo di Veszprém fu cancelliere e incoronatore déllé regine ungheresi nei tempi a venire. La diocesi di Veszprém comprendeva quattro fortezze con i relativi territori: Veszprém, Fehérvár, Visegrád e Kolon. Vi appar- teneva una notevole parte del Transdanubio, insieme alla provincia di Somogy. La fondazione dello Stato e l’organizzazione della Chiesa erano due processi in stretta correlazione e colore ehe collaborarono alia loro rea- lizzazione (le fonti ricordano solo alcuni nomi) non seppero e non volle- ro separare le loro attivita. Re Stefano nonché i suoi collaboratori prese- ro atto della collacazione territoriale della popolazione ancora assai mul­tiforme, che in misura sempre maggiore si stava insediando in dimore fisse, e vararono le decisioni in merito alla costituzione delle sedi vesco- vili e regionali, cioé delle castellanie. Il re segui il modello bavarese e ben presto fece coniare le prime monete tra le quali é degno di attenzione il denaro ehe su una delle facce raffigura in mezzo alla leggenda “Lancea regis” (“la lancia del re”) la “manus Dei” (“il braccio di Dio”) ehe emer­ge da una nuvola e tiene nella mano una lancia con uno stendardo. La moneta la cui leggenda é “Regia civitas” (“citta regia”) probabilmente vuol fare riferimento alia citta di Esztergom dove venne aperta la prima zecca. In quest’epoca venne formulato il primo codice in base ai modelli Carolingi. Gli articoli delle leggi definirono i compiti, le sfere di attivita ed i privilegi di cui godevano nell’ambito della giurisdizione i Vescovi e le gerarchie ecclesiastiche. I patrimoni della Chiesa godevano della pro- tezione regale, la proprieta privata e reale era inviolabile. Anche la mes­sa in pratica della fede cristiana venne formulata con la prescrizione dell’osservanza delle domeniche, delle festivita, dei digiuni e delle cele- brazioni dei sacramenti. Le leggi proibivano gli atti in contrasto con i Dieci Comandamenti (l’assassinio, la violazione di fede, il ratto delle giovani, la lussuria, gli incendi dolosi, la magia, la ciarlataneria); allô causa sobolis propagandae sororem Romanae dignitatis augusti, videlicet Heinrici, qui ob mansuetudinem morum pius est appellatus, Gillam (Gislam, Gysiam, Keslam) nomine, sibi in matrimonio sociavit, quam unctione cri- smali perunctam, gestamine coronae (regni) sociam esse notificavit. Quae qualis erga Dei cultum ordinandum extiterit, quam frequens et benefica circa Deo servientium congregationes apparuerit, multarum ecclesiarum cruces et vasa vel preparamenta (paramenta) opere mirifico facta vel contexta usque hodie testantur. Prae cunctis tamen domus episcopatus Bespremiensis (Bezpremiensis, Besprimiensis, Vesprimiensis), quam ipsa a fundamento coeptam, omnibus sufficientiis ad Dei servitium in auro vel argento vesti­mentisque multiplicibus nobiliter adornavit.

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