Folia Theologica 8. (1997)

István Czakó: Abramo come paradigma del credente nel libro "Timore e tremore" di Soren Kierkegaard

ABRAMO COME PARADIGMA DEL CREDENTE 213 hegeliana, nella speculazione sui concetti dogmatici; quindi il suo pensiero, la sua concezione di cristianesimo moveva in una direzione del tutto inaccettabile da parte di Kierkegaard. Le repliche acute fra di loro sin dall’elogio funebre di Mynster tenuto da Martensen segnalarono per lui la rottura definitiva con la Chiesa ufficiale. Kierkegaard nel “Momento” attacca impetuosamente la “mediocrità protestante” della Chiesa dello Stato65 che fa da médiatrice fra il mondo e il cristianesimo — falsificando cost il vero cristianesimo — e nello stesso tempo lo Hegel, che ha sanzionato questa mediazione. Critica acerbamente il conformismo religioso del suo paese, come la Chiesa profondamente inserita nella società borghese e inseparabilmente connessa con lo stato. B. Il senso della pseudonimità 1. Il senso della pseudonimità in Kierkegaard in generale Öltre la “moda romantica” dell’uso di pseudonimi, da dove sorge ultimamente la pretesa kierkegaardiana di nascondersi dietro agli autori da lui creati, pur sapendo che i lettori per lo più conoscono il vero autore dei suoi libri?66 Prima di tutto dobbiamo accorgerci, ehe questa domanda si inserisce nel quadro globale della problematica kierkegaardiana della comunicazione. Sin dalla sua tesi “Sul concetto di ironia con riferimento costante a Socrate” del 1841, Kierkegaard portava un’attenzione significativa sui problema della comunicazione con un grande rispetto verso l’assioma socratico: “la virtù non puô essere oggetto d’insegnamento” e le sue conseguenze67, come pure verso i “mezzi” della comunicazione di Socrate, cioè la “r|ouei)TiKr| TE^VT}” e T “etpcovsta” socratica. Secondo la sua persuasione “la comunicazione 65 “Kierkegaard sah in dem protestantischen Staatskirchentum Dänemarks das Gegenteil von dem, was das Neue Testament wolle.” J. HIRSCHBERGER, Geschichte der Philosophie, vol. II. 499. 66 Kierkegaard riconosce chiaramente questo fatto nell’ “Una prima ed ultima spiegazione” alla fine della sua “Postilla conclusiva non scientifica alle Briciole di filosofia”. 67 In Kierkegaard è 1’ “oggetto” della “comunicazione etica ed etico-religiosa” che “non si puö in nessun modo insegnare, perché non puö diventare oggetto di scienza, ma si deve rapportare all’esistenza”. In S. KIERKEGAARD, La dialettica della comunicazione etica ed etico-religiosa, trad. it. di C. Fabro, in Studi kierkegaardiani 407.

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