Folia Theologica 6. (1995)

Mihály Szentmártoni S.J.: La confessione

LA CONFESSIONE 177 piani: pubblico, privato, intimo.6 Un esempio semplice puö aiutare a capire l’indagine su questi tre livelli: l’attore. Il pesonaggio ehe l’attore rappresenta non coincide con ciö che egli in realtà è, ma la sua bravura consiste proprio nel modo in cui egli si immedesima nel ruolo dei suo personaggio. 1. Il 'livello pubblico è rappresentato dal ruolo. Siamo consapevoli più o meno di ciö che il nostro ambiente si aspetta da noi. Uno si adatta alle aspettative del suo ambiente e cerca di comportarsi secondo le esigenze dei suo ruolo (prete, madre, padre, studente, ecc.). Ciö non significa ehe tutto ciö che fa per non scandalizzare gli altri, o per non perdere la loro stima verso questo ruolo, sia di per sé negativo. Perö è utile sapere ehe questo non è tutto, corne pure nel caso dell’attore: dopo la sua rappresentazione si ritira dal palcoscenico, cambia vestiti e diventa di nuovo una persona privata. 2. Il livello privato si vive quando uno è tutto solo, senza pubblico: la persona legge, ascolta la musica, dipinge, prega, ecc., perché le piacciono queste attività; in breve, si comporta in una maniera rilassata perché è convinta ehe non ci sia un pubblico che l’osserva. Ciö nonostante, ogni tanto ci capita di sentire di essere in lotta con noi stessi, e forse anche dialoghiamo con noi stessi. Ci meravigliamo di aver potuto fare o dire qualcosa ehe non volevamo fare o dire; non capiamo affatto il nostro comportamento, le nostre reazioni. A questo punto ci accorgiamo dell’esistenza del terzo livello della nostra vita psichica. 3. Il livello intimo è composto dalle esperienze intime, quando incontriamo noi stessi senza testimoni, senza maschera, in una sincerità totale. Forse tali momenti sono rari nella vita di ogni giorno, perö ci sono: alla sera prima di addormentarci dopo una giornata agitata, quando sentiamo il peso degli sbagli fatti, quando magari ci sentiamo inutili, disorientati, insufficienti. Questa terza dimensione è infatti l’esperienza di noi stessi nella totalità del nostro essere umano. È il momento dei “cuore inquieto” di Sant’Agostino, suscitato dalla nostalgia verso Dio, suo Creatore. Tale esperienza ci porta sempre lo stesso messaggio: ehe noi apparteniamo a Dio. Ciö implica due cose. Si ha prima di tutto un’intuizione profonda che tutto dobbiamo a Dio: la nostra vita e tutti i béni ricevuti finora. Si sperimenta un profondo sentimento di gratitudine. Ma quasi contemporaneamente nasce anche un altro sentimento, cioè la 6 Cf. BASSET B., Guilty, My Lord, London 1974.

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