Folia Theologica 6. (1995)

Mihály Szentmártoni S.J.: La confessione

174 M. SZENTMÁRTONI Giovanni Paolo II, nel suo discorso ai membri della Penitenzieria Apostolica (27 marzo 1993), mette in rilievo l’importanza della psicologia con queste parole: Il sacramento della Penitenza non è e non deve diventare una tecnica psicoanalitica o psicoterapeutica. Tuttavia una buona preparazione psicologica, ed in generale nelle scienze umane, consente certamente al ministro di meglio penetrare nel misterioso ambito della coscienza, con l’intento di distinguere — e spesso non è facile — 1’atto veramente “umano”, quindi moralmente responsabile, dall’atto “deU’uomo", talvolta condizionato da meccanismi psicologici - morbosi o indotti da abitudini inveterate - ehe tolgono la responsabilità o la diminuiscono, spesso senza ehe il soggetto agente abbia chiara nozione dei limiti discriminanti tra le due situazioni interiori.1 Scopo di questa ricerca interdisciplinare, quindi, è reinterpretare alcuni contenuti essenziali della confessione dal punto di vista psicologico. II nostro studio si articolerà in tre parti: livelli della vita psichica, colpevolezza, coscienza. Seguiranno alcuni suggerimenti pastorali. Confessione e vita psichica Iniziamo la nostra analisi psicologica con una domanda: Che cosa noi confessiamo in realtà? La risposta, che puô forse sorprendere, è che noi molto spesso confessiamo cio ehe in effetti non è un peccato, oppure confessiamo falsi peccati per i quali non possiamo pentirci onestamente perché sentiamo che quanto prima, data la stessa situazione, li ripeteremo. Per questo capita che tanti penitenti lasciano il confessionale con un diffuso senso di insoddisfazione, perché non hanno confessato ciö che è il vero problema della loro coscienza. A questo punto scaturisce la domanda che cosa sia in realtà la confessione. Il diritto canonico offre la seguente definizione descrittiva ed esaustiva: “Nel sacramento della penitenza, i fedeli che confessano i propri peccati al legittimo ministro e, pentiti dei medesimi, hanno il fermo proposito di emendarsi, mediante 1’assoluzione impartita dal medesimo ministro ottengono da Dio il 1 "Ad maiorem Paenitentiarium necnon minores Paenitentiarios basilicarum Urbis", Acta Apostolicae Sedis (AAS), 86 (1994) N° 1, 78-82.

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