Folia Theologica et Canonica 10. 32/24 (2021)

Ius canonicum

218 ALPHONSE BORRAS tipica delle terre cristiane di un tempo fa, sotto l’autoritá di tradizioni ampia­­mente recepite dalia maggior parte dei cittadini, ecc. Questa parrocchia di un tempo é decisamente superata. II vecchio mondo non c’é piü. “La pastorale in chiave missionaria, dice il Papa Francesco, esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si é fatto sempre cosi’” (EG 33). Occorre una re-istituzionale istituente della parrocchia per i tempi nostri, nelle Chiese particolari di vecchia cristianita. Questa nostra esposizione ha posto i problemi senza perö dare le risposte se non sottolineando quanto l’interpretazione della normatíva in vigore ei invita ad un’attualizzazione dell’isti tuito in vista di un annuncio inculturato del Vangelo. Il criterio dei “si é fatto sempre cosi” risulta inadeguato, obsoleto e persino controproducen­­te. Papa Francesco invece ei esorta ad essere “audaci e creativi” nel ripensare il lavoro pastorale in relazione alia missione (EG 33). Egli incoraggia un ap­­proccio sinodale alie realtá in cui i fedeli possono dare il loro avviso, essere ascoltati, partecipare al discemimento ed elaborare, assieme ai loro pastori, le decisioni ehe tocca a questi prendere. Le riconfigurazioni in corso meritano di essere valutate per “identificare i fini” (scopi e obiettivi, ibid.) mediante un discemimento congiunto di tutti e di ciascuno secondo la sua condizione propria. Ma, questo processo partecipati­­vo propriamente sinodale - cioé con il concorso di tutti i fedeli (lat. cuncti suo modo ad commune opus unanimiter cooperentur cfr. LG 30) - non va senza “un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi” (EG 33). Senza di essa, Pidenti­­ficazione dei fini é “condannata”, dice il Papa, “ad essere tradotta in pura im­­maginazione” (ibid.). Occorrono a questo proposito procedimenti partecipativi, mediante istituzio­­ni sinodali tanto al livello diocesano mediante istituzioni tali un sinodo dioce­­sano (c. 460), un consiglio pastorale diocesano (c. 511), il consiglio presbite­­rale (c. 495), ecc., quanto al livello parrocchiale, in questo caso il consiglio parrocchiale di pastorale (c. 536). Tale dinamica richiede pero prima di tutto uno stile (lat. habitus), un modus vivendi et operandi quello dei camminare insieme dei popolo di Dio27. Questo stile si acquista praticandolo, la sinodalitá essendo un vero learning by doing. 27 Riporto qui quanto dice la Commissione teologica intemazionale nel suo documento dei 2018 sulla sinodalitá nella vita e missione della Chiesa in cui, prima di designare “strutture e proces­si”, se non “eventi”, la sinodalitá designa uno stile: quello “stile peculiare ehe qualifica la vita e la missione della Chiesa, esprimendone la natura come il camminare insieme e il riunirsi in as­­semblea dei Popolo di Dio convocato dal Signore Gesü nella forza dello Spirito Santo per an­nuntiare il Vangelo. Essa deve esprimersi nel modo ordinario di vivere e operare della Chiesa. Tale modus vivendi et operandi si realizza attraverso 1’ascolto comunitario della Parola e la ce­­lebrazione delPEucaristia, la fratemitä della comunione e la corresponsabilitá e partecipazione di tutto il Popolo di Dio, ai suoi vari livelli e nella distinzione dei diversi ministeri e ruoli, alia sua vita e alia sua missione” (n° 70a). https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfai­­th/cti documents/rc cti 20180302 sinodalita it.html.

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