Folia Theologica et Canonica 10. 32/24 (2021)

Ius canonicum

LA PARROCCHIA COME MEZZO DELLA MISSIONE OGGI 213 La socializzazione operata dalia pastorale parrocchiale é integrativa: contri­­buisce aH’edificazione della Chiesa in questo luogo in modo che i parrocchia­­ni, con domicilio o menő, sono “soggetti” anzi “persone”, canonicamente par­iando, in virtú del loro battesimo (c. 204 §1, cf. c. 96)18. In virtu del domicilio o in funzione della loro scelta, sono membra del corpo ecclesiale di Cristo in questo luogo, doe soggetti/persone della fratemitá ecclesiale alia quale il bat­tesimo li ha introdotti instaurando tra di loro un’uguaglianza di dignitá e di diritto, in modo che cooperano all’edificazione della comunitá parrocchiale e alia sua missione, secondo i propri carismi, la condizione ed i compiti propri di ciascuno, in funzione della loro adesione alia fede e della loro risposta alia rispettiva vocazione (c. 208, cf. cc. 208-223 e cc. 224-231). “Consci della loro responsabilitá”, tutti i parrocchiani sono quindi chiamati ad “assumere la propria parte nell’opera missionaria” in questo luogo, cioé nell’annunzio in­­culturato del Vangelo (cf. c. 781). IV. La TERRITORIALITÄ PARROCCHIALE Durante i primi tre secoli, spesso beneficiando inizialmente della diaspora ebraica, la vita ecclesiale si sviluppö principalmente, se non esclusivamente, in un ambiente urbano grazié a una sociabilitá basata sulla convivialitá e la solidarietá - l’antica amicitia - attraverso piccole unitá déllé dimensioni di un nucleo familiare, una struttura familiare identificata dal nome del capo fami­­glia. Queste comunitá erano identificate dalia loro ubicazione in localitá che articolavano anche la rete amministrativa delLImpero Romano e le varie reti di comunicazione19. La vita ecclesiale si é dunque tessuta a partire da e intomo 181 parrocchiani non sono quindi semplici utenti della parrocchia, né unicamente i beneficiari dei suoi servizi, né i soli destinatari della sua cura pastorale. Le “offerte” pastorali - religiose, cate­­chistiche, caritative o altro - non possono quindi essere comprese nella sola logica della doman­da e deH’offerta. Come tale, questa logica (dei contatore) é sempre un po’ asimmetrica tra chi “ha” e chi “non ha”, tra chi “sa” e chi “non sa”, tra chi “puö” e chi “non puö”. Queste “offerte” sono piuttosto proposte ehe la comunitá parrocchiale fa alle persone in qualitä di interlocutori, che non si lasciano ridurre al rango di “beneficiari” o di “oggetti” dell’azione pastorale. Perché, qualunque sia il loro cammino, hanno qualcosa da condividere, da offrire, da scambiare dal loro cammino di fede. Nel dialogo pastorale - finché l’altro é ascoltato sui suo terreno - lo scambio é sempre di reciproco beneficio. Per questo pario a questo proposito di una pastorale della re­­ciprocitá. Cf. Borras, A., Paroisses et families. Pour une pastorale de la réciprocité, Paris- Montréal 2019. 19 Cf. Baslez, M.-F., Avant la paroisse. Communautés, réseaux et pőles chrétiens aux trois pre­miers siécles, in Documents Episcopat 6 (2006). Des communautés sans territoire? L 'inscrip­tion dans Vespace civil des premieres communautés chrétiennes (Ier-IIP siécles), in L’Année canonique 52 (2010) 221-236. La diffusion du christianisme aux Ier-lHe siécles. L’Eglise des réseaux, in Recherches de Science religieuse 101 (2013) 549-576.

Next

/
Thumbnails
Contents