Folia Theologica et Canonica 7. 29/21 (2018)
Ius canonicum
L’IDONEITÄ AL PRESB ITERATO NEL DECRETO DI GRAZIANO 299 Graziano conclude questa distinzione aggiungendo piü testi relativi alia penitenza e all’apostasia (cc.53-69). Conclusioni II Decreto di Graziano offre il meglio della tradizione canonico-ecclesiastica, in questo caso in relazione alle qualitä che i candidati agli ordini sacri devono soddisfare e ai divieti che impediscono 1’accesso ad essi. Per questo compila una moltitudine di testi biblici, conciliari, patristici e papali. Lungo le pagine precedenti abbiamo mostrato le condizioni d idoneitä che i candidati e membri del clero devono soddisfare, sia in senso negativo — proibizioni e impedimenti — che in senso positivo — requisiti, condizioni e caratteristiche - per accedere al ordine sacro o progredire a gradi piü elevati in esso. Sono, forse, questi ultimi, piü che i divieti, quelli che mostrano in modo piü elevato e piü bello l’alto livello di vita umana, spirituale e morale che la Chiesa ha sempre richiesto ai candidati al sacerdozio. Per questo motivo, vorrei concludere questa esposizione, precisamente, con una sintesi di queste condizioni e requisiti e i fondamenti ultimi della sua richiesta. Essendo un'opera giuridica, i testi compilati dal Decreto di Graziano non fanno riferimento diretto alia vocazione sacerdotale come iniziativa divina. Tuttavia, indirettamente sono riferimenti ehe supportano questa convinzione, come il giä accennato c. 1 dei secondo Concilio di Toledo: “quibus si gratia castitatis (Deo inspirante) placuerit (...)" (D.28 c.5). Inoltre, all’inizio della lunga sezione dedicata agli uffici e ministeri ecclesiali (D.21-D.80), Graziano esporre in un lungo dictum come i vari ministeri della Chiesa furono istituiti nel Vecchio Testamento in modo incoato e nel Nuovo in modo pieno per opera di Cristo stesso. Inoltre, i ragionamenti piü autoritativi ehe stanno alia base delle decisioni disciplinari sono ben ancorate nella Sacra Scrittura. In relazione con il Nuovo Testamento, i riferimenti alia persona di Cristo sono continui, specificamente in relazione alio stile di vita e alia condotta dei chierici. In questo senso, si allude spesso alie epistole paoline a Tito e Timoteo, insistendo sui fatto ehe il candidato o chierico deve essere irreprensibile, senza peccato. La purezza e la probitä di vita sono direttamente collegate sia a Cristo - come persona rappresentata dal ministero dei chierici clero- sia all oggetto dei suo ministero: le cose sante. Questo e espresso in modo chiaro in uno dei testi: “Tales ad ministerium eligantur clerici, qui digne possint dominica sacramenta tractare” (D.23 c.4). E in un altro luogo: “quia qui sancti non sunt sancta attractare non possunt”. La tradizione canonica dimostra Pimportanza che sempre ha avuto il dovere dell’autoritä ecclesiastica di certificate questa probitä di vita attraverso un ade-