Folia Theologica et Canonica 6. 28/20 (2017)

RECENSIONS

264 RECENSIONS CIC/83 ad eccezione dei canoni che disciplinano la Vita consacrata. Essa è di­visa in tre parti ed è sviluppata, cosa interessante, in quanto contestualizza lo studio in una sistematica dove solo in un secondo momento si passa all’analisi dei singoli canoni, partendo da tre termini/concetti chiave: comunità, persone, governo. Le singole tematiche sono fondate sull’ecclesiologia sviluppata nel Concilio Vaticano II che descrive la Chiesa come “(•••) società costituita di orga­ni gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile e la comunità spi­rituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, (... che) forma­no piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino” {LG 8). Questo vuol dire che la Chiesa, in quanto società, non è il frutto della volontà umana, come per la società civile, o di una esigenza della natura umana e dei suoi bisogni effettivo ed affettivo di vivere insieme agli alt ri. Essa preesiste in quanto istituzione alla volontà delle persone in quanto essa ha come Suo Fondatore il Cristo (cf LG 7). Secondo l’A. la comprensione del reale concetto di comunità in riferimento alla Chiesa è condicio sine qua non per poter entrare nello spirito del Diritto canonico dopo l’ultimo Concilio, che ha approfondito e sviluppato il concetto di Chiesa quale societas iuridice per­fecta sulla quale si fondava il CIC/17. Quest’ultima presentazione, a suo tem­po, protesse la Chiesa dalle teorie ecclesiologiche dei Protestanti e dalle ideolo­gie regaliste che si opponevano alla giurisdizione universale del Romano Pontefice. Il Vaticano II ha sottolineato, inoltre, la dimensione missionaria del­la Chiesa nel mondo che deriva dalla sua vocazione a riunire tutte le genti nella nuova umanità inaugurata da Cristo. Detto sviluppo, nella continuità sostanzia­le, si manifesta nel Libro II del CIC/83 intitolato De Populo Dei, ben diverso dal Libro II del CIC/11, il cui titolo era De personis, cambiamento fondato proprio sulla scelta di valorizzare la comunità ecclesiale nel suo ruolo di es­pressione della natura propria dell’istituzione ecclesiale. Per presentare questo aspetto, FA. usa la distinzione tra “comunità gerarchiche” e “comunità associa­tive”, differenziandole per i loro elementi costitutivi. Egli usa la distinzione tra questi due tipi di comunità per il “molo di qualificazione e strutturazione” e per comprendere la natura, il carattere e lo scopo di tutte le comunità che esistono nella Chiesa in quanto determina lo stato di coloro che ne fanno parte e di colo­ro che svolgono i servizi di governo. Inoltre, perché fornisce un quadro istitu­zionale per la “sinodalità” che si dà in molti Consigli e Collegi di governo o di carattere pastorale. Su questa tesi di fondo, il testo presenta, riorganizzando, i canoni dei primi due libri del Codice e illustra lo stato e l’organizzazione di tutte le comunità della Chiesa in un ordine che riprende quello usato da Papa Francesco nel suo discorso per commemorare l’anniversario del Sinodo dei Vescovi (17 ottobre 2015). Per questo inizia con le Chiese particolari ed i vari Concili che sono previsti, le parrocchie, le cappellanie, le prelature personali, poi l’organizzazione dei raggruppamenti delle Chiese particolari, le province ecclesiastiche, i Concili particolari, le Conferenze dei vescovi, infine tutti le is-

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