Folia Theologica et Canonica 6. 28/20 (2017)
IUS CANONICUM - Davide Cito, Interpretazione ed applicazione delle circostanze attenuanti: questioni aperte
INTERPRETAZIONE ED APPLICAZIONE DELLE CIRCOSTANZE ATTENUANTI... 201 punto di vista delia punibilità del delitto. In questo senso i canoni corrispondenti includono elementi certamente eterogenei che possono riguardare l'imputabilità, l’antigiuridicità od anche la scelta del legislatore di non punibilità o di punibilità ridotta (si pensi ad esempio alle norme riguardanti l’età del soggetto), ma tecnicamente l’opzione pare giustificata perché in ultima analisi ciò che caratterizza il delitto da qualunque altro illecito giuridico è la sua punibilità ossia l’applicazione di quella particolare sanzione che è la pena canonica. Benché il criterio espositivo sia cambiato, occorre dire che le circostanze attenuanti non hanno perlopiù subito variazioni di rilievo rispetto al codice precedente anche se ve ne sono di nuove. Tali attenuanti di cui al can. 1324 devono essere obbligatoriamente applicate dal giudice (a differenza ad esempio da quelle aggravanti che “possono” essere applicate e questo in forza del principio di mitezza e di benevolenza cui si è fatto cenno prima) - sedpoena lege veipmecepto statuta temperarí debet -il quale opererà così una riduzione di pena o addirittura l’applicazione di una penitenza in sostituzione della pena stessa, “vel in eius locum ponitentia adhiberi” (cfr. can. 1324 § 1). La disciplina riguardante le circostanze attenuanti, si fonda sul fatto che l’imputabilità dell’atto può subire delle variazioni che, pur lasciandola grave, la attenuino, in quanto o il momento volitivo o quello intellettivo hanno subito delle diminuzioni. Quindi si tratta allora di circostanze che presuppongono l’imputabilità grave del soggetto e quindi l’esistenza del delitto, compresa la sua antigiuridicità. Le circostanze in questo caso diminuiscono l'imputabilità, pur lasciandola grave”. Si avrà di conseguenza un temperamento della punibilità, proprio perché l’imputabilità pur restando grave non è piena, in quanto ha subito delle diminuzioni. II. Alcune questioni interpretative delle circostanze attenuanti Senza dover entrare nell’analisi di tutte le circostanza attenuanti elencate nel can. 1324 § 1, ci si può soffermare su alcune questioni interpretative che mi paiono più rilevanti e che riguardano alcune di esse. Una è senz’altro quella posta dal can. 1324 § 1. n. 2°: “ab eo qui rationis usu carebat propter ebrietatem aliumve simile mentis perturbationem . quae culpa- bilis fuerit”. Qui ci troviamo di fronte ad una situazione in cui la mancanza di uso di ragione prevista come causa esimente dal can. 1323, n. 6° (che richiama anche questo canone) è colpevolmente dovuta al soggetto che volontariamente si è posto in questa situazione con ubriachezza, droga ecc. 22 22 De Paolis, V., Circostanze, Cause, in Corral Salvador, C. - De Paolis, V. - Ghirlanda, G-F. (a cura di), Nuovo Dizionario ili diritto canonico, Milano 1993. 178.