Folia Theologica et Canonica 3. 25/17 (2014)

SACRA THEOLOGIA - Péter Erdő, Leggi ingiuste e liberta religiosa

LEGGI INGIUSTE E LIBERTA RELIGIOSA 15 una religione28. Eppure, nella prospettiva della Dignitatis humanae la libertà re­ligiosa ha dei presupposti che oggi stanno diventando sempre più problematici. Nel numero 2 della dichiarazione conciliare si dice infatti: “Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Tale libertà consiste in questo, che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coer­cizione da parte di singoli, di gruppi sociali e qualsivoglia potestà umana, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità alla sua coscienza (...) Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana, quale si conosce sia per mezzo della parola di Dio rivelata sia tramite la stessa ragione”. Già la definizione dell’oggetto della libertà religiosa dimostra oggi notevoli difficoltà. Che cosa significa “in materia religiosa”? In vari paesi post-comunis­ti, pur volendo garantire la libertà religiosa, il legislatore ha rifiutato di definire che cosa significa la religione, lasciando così largo spazio per l’abuso di questa libertà per scopi lucrativi ed altri. Come si può garantire giuridicamente la li­bertà di qualcosa, se si rifiuta di definire l’oggetto di questa libertà? Se già la nozione di religione è una questione di credenze od opinioni soggettive, la ga­ranzia giuridica rischia di perdere il suo valore. Il Concilio dice inoltre che la persona deve essere libera di agire secondo la propria coscienza “entro debiti limiti”. - Ma quali sono questi limiti, chi li defi­nisce? In base a quale visione del mondo? Se non ci sono verità e beni oggetti­vi, riconoscibili, la visione del mondo dei funzionari dello stato sarà la misura di tutte le libertà. La base della libertà religiosa è secondo il Concilio la dignità della persona umana, riconoscibile anche tramite la ragione. Ma ultimamente sembra che non ci sia consenso nel pensiero occidentale politico neppure circa il significato della dignità umana. Per non pochi essa significherebbe solo o soprattutto l’assenza del dolore fisico. In tal senso si parla per esempio di morte dignitosa. Siamo tornati quindi al problema antropologico. Quando si dice che nessuno deve essere forzato ad agire contro la propria coscienza in materia religiosa, la dichiarazione conciliare presuppone che tale coscienza sia retta29. I limiti del diritto a non essere impediti ad agire secondo coscienza si riassumono nel concetto dell’ordine pubblico “inteso come la par­te fondamentale del bene comune”, il quale ha tre elementi principali: “la dife­sa dei diritti fondamentali di tutti”, la “tutela dell’onesta pace pubblica” e “la custodia della pubblica moralità”30. Sembra evidente che l’identificazione di 28 Cfr. Mistò, L., Libertà religiosa, in Dizionario di dottrina sociale della Chiesa, Scienze sociali e magistero (a cura del Centro di ricerche per lo studio della dottrina sociale della Chiesa), Mila­no 2004. 414-418, specialmente 415. 29 Cfr. Mistò, L., Libertà religiosa, 416. 30 Ibid.', cfr. Concilio Vaticano II, Dichiarazione Dignitatis humanae 7.

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